04/09/2015: PREZZI E MARGINALITA' - IL MONDO DEI COSTI E LE POLITICHE DI PREZZO.
Scarica QUI l'articolo di Luciano Cipolletti, Consulente di direzione e riorganizzazione aziendale.
17/06/2015: IL RENDICONTO FINANZIARIO.
Scarica QUI l'articolo di Lorenzo Bartolini, Dottore commercialista e revisore contabile.
18/05/2015: REVISORI LEGALI E COLLEGIO SINDACALE.
Scarica QUI l'articolo di Alessandro Scaranello, Dottore commercialista specializzato in economia e Finanza di Impresa.
24/04/2015: IL RENDICONTO OIC 10.
Scarica QUI l'articolo di Lorenzo Bartolini, Dottore commercialista e revisore contabile.
10/02/2015: I NUOVI PRINCIPI PER LE ATTESTAZIONI.
Scarica QUI l'articolo di Alessandro Scaranello, Dottore commercialista specializzato in economia e Finanza di Impresa.
28/12/2014: CRISI D'IMPRESA E GOING CONCERN.
La continuità aziendale (going concern) sta assumendo sempre più importanza sia per l’organo amministrativo che per il collegio sindacale.
Quest’ultimo in particolare, se investito dell’incarico di revisore, deve monitorare la sussistenza dei requisiti di continuità aziendale (che l'articolo 2423-bis del Codice civile definisce come
«prospettiva di continuazione dell'attività» e lo Ias 1 come «capacità dell'entità di continuare a operare come un'entità in funzionamento») e le azioni poste in essere dal Cda per verificarla e assicurarla.
Diventa decisivo quindi comprendere quali siano i segnali del venir meno del “going concern”; ed è l’Oic 5 a esemplificare questi segnali, richiamandosi integralmente al principio di revisione n. 570:
- bilanci storici o prospettici che mostrano cash flow negativi;
- principali indici economico-finanziari negativi;
- incapacità di saldare i debiti alla scadenza.
Allo stesso modo l'Oic 5 ricorda che non tutti gli indicatori evidenziati nel paragrafo 7.2. siano «idonei a segnalare l'esistenza attuale di una "situazione di insolvenza" o di una "situazione di crisi d'impresa",
nel significato attribuito a tali espressioni dalle disposizioni di legge fallimentare».
Sindaci e revisori devono quindi saper dominare la materia dell'analisi di bilancio per poter valutare al meglio le valutazioni degli amministratori e per poter sviluppare autonome valutazioni ed analisi in caso di necessità.
L’analisi dei flussi finanziari rappresenta il principale di tali controlli, e questo risulta ancora più evidente dopo la recente emanazione nel mese di agosto del nuovo principio contabile n. 10 dell'Oic, specificamente
dedicato al rendiconto finanziario.
Tale principio ha rafforzato l’importanza del monitoraggio della componente finanziaria, con la raccomandazione della redazione del rendiconto finanziario per le società che elaborano il bilancio secondo il Codice civile
(redazione invece non espressamente richiesta dal Codice, nel cui ambito i richiami a indicatori di risultato finanziari rimangono quelli dell'articolo 2428, relativo alla relazione sulla gestione); ha modificato la risorsa
finanziaria presa a riferimento per la redazione del rendiconto finanziario, ora rappresentata dalle disponibilità liquide e non più da quella del capitale circolante netto, ritenuta allo scopo meno significativa; ed ha introdotto
una serie di connesse specificazioni e indicazioni sulla nozione di flussi finanziari suddivisi, nel calcolo dell'incremento/decremento di periodo delle disponibilità liquide, in flussi della gestione reddituale, dell'attività
di investimento e dell'attività di finanziamento.
Per tali analisi è di estremo ausilio il software professionale Top Value (www.topvalue.it).
16/08/2014: IL SISTEMA ITALIA PERDE COMPETITIVITA'.
Scarica QUI l'articolo di Luciano Cipolletti, Consulente di direzione e riorganizzazione aziendale
15/05/2014: COME USCIRE DALLA CRISI.
Scarica QUI l'articolo di Luciano Cipolletti, Consulente di direzione e riorganizzazione aziendale
08/02/2014: I SEGNALI DELLO STATO DI PRE-CRISI DELL'IMPRESA, LE SOLUZIONI ED IL TURNAROUND.
Scarica QUI l'articolo di Luciano Cipolletti, Consulente di direzione e riorganizzazione aziendale
23/12/2013: BASILEA 3 : LA STRETTA DEL CREDITO SOFFOCA LE IMPRESE.
Banche sempre più rigide nel concedere credito, imprese sempre più restie a chiedere nuovi finanziamenti. Lo stock degli impieghi bancari a giugno 2013 erano pari a 155,5 miliardi con un calo del 10,9% rispetto al 2011, e comunque livello minimo da sei anni.
Tra le più colpite ci sono le piccole realtà manifatturiere, pari al 43% delle imprese richiedenti. Tra le aree geografiche le più critiche sono il Mezzogiorno e il Nord Est.
Spesso le aziende si indebitano per via dei mancati pagamenti della PA. Secondo il Presidente di Confartigianato è necessaria una compensazione universale tra i debiti della PA e i debiti fiscali e contributivi delle imprese.
In quattro casi su cinque le richieste di finanziamento delle PMI sono inferiori a 50.000 euro.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 07/10/2013
02/10/2013: BASILEA 3 : AL VIA LA NUOVA MORATORIA PER LE PMI.
L’Abi ha da qualche giorno pubblicato l’elenco degli istituti che hanno già aderito alla nuova tornata della moratoria per le Pmi; l’80% degli sportelli su tutto il territorio nazionale sta lavorando per mettere a disposizione della clientela il nuovo “salvagente”.
Gli interventi finanziari di cui potranno usufruire gli imprenditori sono di tre tipi: operazioni di sospensione dei finanziamenti a medio-lungo termine; allungamento dei mutui e delle scadenze del credito a breve termine e finanziamento per le imprese che avviano processi di rafforzamento patrimoniale. Chi chiederà di accedere alla moratoria dovrà fornire elementi che documentino prospettive di sviluppo o di continuità aziendale.
Nel comunicato si legge che le operazioni «avranno condizioni contrattuali invariate se l’impegno dell’impresa è quello di avviare entro 12 mesi dall’ottenimento dell’allungamento, processi di rafforzamento patrimoniale o di aggregazione» in caso contrario «le operazioni possono prevedere una variazione del tasso si interesse, in misura non superiore all’aumento del costo di raccolta della banca rispetto al momento dell’iniziale erogazione. La variazione non potrà di norma superare il 2%».
Tra le innovazione c’è la possibilità di sospendere le operazioni di apertura del credito in conto corrente con garanzia ipotecaria a patto che ci sia un piano di rimborso rateale in cui siano identificabili quote capitale e quote interessi delle singole rate e potranno essere sospesi i mutui che hanno già ottenuto una sospensione.
Le richieste delle imprese dovranno essere presentate entro il 20 giugno dell’anno prossimo, le domande di allungamento dei mutui, che in tale data dovessero trovarsi in fase di sospensione, potranno pervenire entro il 31/12/2014.
L’Abi infine ricorda che con la precedente tornata sono stati sospesi 105.600 mutui e messi a disposizione degli imprenditori 4,3 miliari di liquidità.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 22/09/2013
26/07/2013: BASILEA 3 : NUOVA MORATORIA SUI PRESTITI.
L’accordo firmato tra imprese e Abi è una vera e propria boccata d’ossigeno per le imprese che potranno quindi beneficiare delle nuove misure adottate per un altro anno fino a giugno 2014. Per evitare momenti di vuoto l’intesa precedente del febbraio 2012, scaduta il 30 giugno, è stata prorogata fino alla fine di settembre.
Le misure adottate sono state focalizzate principalmente su quelle Pmi che, anche se economicamente sane, manifestano un’eccessiva incidenza degli oneri finanziari sul fatturato come conseguenza della diminuzione del giro di affari per effetto della crisi. Gli interventi sono di tre tipi: sospensione dei finanziamenti, allungamento dei finanziamenti e operazioni per promuovere la ripresa e lo sviluppo dell’attività.
La strategia si basa sul presupposto della collaborazione tra banche e imprese.
E’ un accordo che soddisfa tutte le parti: positiva sia la possibilità di sospendere il pagamento dei mutui per un anno senza aumento dei tassi di interesse praticati, sia la possibilità di allungare di tre o quattro anni i tempi dei mutui.
Per quanto riguarda la sospensione dei finanziamenti, rientra in questo ambito la sospensione per 12 mesi della quota capitale delle rate del mutuo e per 12 o 6 mesi della quota capitale prevista nei canoni di leasing mobiliare e immobiliare. Per l’allungamento dei finanziamenti è prevista la possibilità di allungare la durata dei mutui; spostare in avanti fino a 270 giorni le scadenze del credito a breve termine per esigenze di cassa; allungare fino a 120 giorni le scadenze di credito agrario di conduzione.
Infine si facilitano le operazioni per promuovere la ripresa e lo sviluppo: in particolare per le imprese che avviano processo si rafforzamento patrimoniale le banche si impegnano a valutare la concessione di un finanziamento proporzionale all’aumento dei mezzi propri realizzati dall’azienda.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 02/07/2013
10/06/2013: BASILEA 3 : CROLLANO I PRESTITI ALLE IMPRESE.
Nella ultima relazione della Banca d’Italia è emerso come la paura delle banche, generata dall’incertezza della situazione economica generale e dall’aumento del rischio in alcuni settori industriali, si è tradotta in azioni di razionamento anche per imprese che non hanno particolari problemi finanziari.
L’indagine Invind ha evidenziato che nel 2012 la quota di imprese che non hanno ottenuto tutto o solo parte del credito richiesto ha superato il 12% ed è il valore più elevato dell’ultimo decennio. In pratica un terzo di chi effettivamente ha richiesto nuovi finanziamenti si è trovato di fronte ad un diniego o a un credito razionato. Risulta inoltre in lieve aumento anche la quota di imprese che hanno ricevuto richieste di rimborso anticipato dai propri finanziatori.
I dati della Centrale dei rischi evidenziano un aumento dei prestiti garantiti, dal 63.5% al 67.6% nel 2012, e che questo è stato più elevato per le piccole imprese e per le banche di minore dimensione.
La dinamica del credito nel 2012 è stata in riduzione: i primi 5 gruppi bancari, che erogano il 45% del totale dei finanziamenti all’economia, si sono ridotti del 1.3%, quelli delle banche piccole dello 0.1%, mentre i prestiti concessi dalle filiali estere si sono ridotti del 2.2%.
I timori delle aziende di credito hanno però ragione d’essere; con la recessione le condizioni finanziarie delle imprese sono divenute più fragili e l’indicatore più comunemente usato per valutare la capacità di rimborso aziendale (rapporto tra oneri finanziari e margine operativo lordo) nel 2012 è salito dal 19.6% al 21.7%. Questo perché il tasso di crescita dei prestiti è inversamente proporzionale al tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti. Il peggioramento della qualità del credito comporta per le banche maggiori perdite su crediti e in tal modo scende la redditività.
Nel 2012 le nuove sofferenze di banche e finanziarie in Italia sono state pari a circa 39 miliardi e sono andate aumentando nel corso dell’anno; in particolare il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti alle imprese ha raggiunto il 3.9% nel quarto trimestre del 2012. Questo peggioramento è stato particolarmente forte per le imprese del mezzogiorno e nei comparti dell’edilizia.
Ma non è finita: nel primo trimestre 2013 il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti si è portato al 2.8% e quello dei prestiti alle imprese è salito al 4.5%.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 02/06/2013
16/05/2013: BASILEA 3 : LA “DISUNIONE” MONETARIA.
Un sondaggio svolto dalla Banca centrale europea tra ottobre e marzo rivela che le piccole e medie imprese italiane sono tra le più colpite dalla scarsità del credito nell’Eurozona.
Le differenze nell’unione monetaria sono ampie. Le Pmi tedesche non accusano alcun problema di disponibilità del credito, ma anzi lo ottengono a costo calanti; mentre in altri paesi come l’Italia e la Spagna il credito è spesso insufficiente e a tassi d’interesse più alti.
La disponibilità del credito per le Pmi ha continuato a peggiorare nell’Eurozona, anche se ad un ritmo inferiore del semestre precedente: si è passati da un -22% ad un -10%.; in particolare in Italia c’è stato un lieve miglioramento passando da -27% a -7%.
L’accesso ai finanziamenti è la seconda fonte di preoccupazione delle Pmi dell’area Euro, dopo la necessità di trovare clienti. Nel semestre preso in esame le Pmi italiane, insieme con quelle spagnole, portoghesi e greche denunciano anche un calo del fatturato e degli utili.
Sono stati infine diffusi i dati sulla moneta e il credito relativi al mese di marzo. Questi mostrano un calo dei prestiti nel settore privato, ma una aumento dei prestiti alle imprese, dopo il calo registrato a febbraio. Si indebolisce anche la crescita della massa monetaria.
L’ultimo indicatore prima della riunione del consiglio, l’indice Eurocoin, che fotografa l’andamento attuale dell’economia ha mostrato un leggero miglioramento ad aprile anche se resta comunque in territorio negativo.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 27/04/2013
21/03/2013: CRISI E BASILEA 3 - GLI EFFETTI DEL CREDIT CRUNCH.
Le aziende stanno incontrando difficoltà crescenti nell’accesso al credito.
In termini di riduzione dei finanziamenti bancari il settore della gomma-plastica è uno dei più penalizzati all’interno della manifattura italiana. Secondo i dati di Banca d’Italia infatti questo settore si è visto ridurre gli affidamenti di oltre 17 miliardi di euro tra gennaio 2012 e gennaio 2013.
Aggiungendo poi il resto dell’economia si arriva a 37 miliardi in meno, penalizzazione che colpisce sia le aziende minori che le realtà più strutturate.
Vi sono aree in cui però la stretta è più ampia; per la chimica-farmaceutica sfiora il 23%, tessile ed abbigliamento vedono ridursi lo stock del 7,5% .
Gli unici comparti a poter contare su prestiti relativamente stabili sono l’alimentare ed i macchinari, dove è meno pesante l’impatto della crisi; ma anche qui i problemi legati alle restrizioni bancarie non mancano.
La riduzione dei prestiti in Italia si accompagna ad una forte crescita delle sofferenze, salite a 96 miliardi a fine gennaio, in crescita del 18,3% in 12 mesi. Un aumento non del tutto omogeneo, le costruzioni vedono i crediti deteriorati balzare del 26,4% mentre per l’intera manifattura la crescita si attesta all’ 11,8%.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 13/03/2013
14/01/2013: GLI USA RINVIANO BASILEA 3.
Le authority americane, la Federal Reserve, la Fdic e l’Office of the Comptroller, hanno ammesso che non saranno in grado di far rispettare entro il primo gennaio 2013 i requisiti di capitale richiesti dagli accordi internazionali.
La motivazione è che molte società del settore hanno espresso preoccupazione davanti al rischio di essere soggette a nuove regole sul capitale senza il tempo sufficiente per comprenderle ed effettuare i necessari cambiamenti.
Le authority hanno voluto mettere in chiaro che il ritardo non mette in discussione le riforme; anzi si sta cercando in ogni caso di completare nella maniera più rapida possibile il processo di varo delle regole determinando anche appropriate scadenze per l’applicazione e periodi di transizione.
Ritardi erano parsi sempre più probabili anche in considerazione del fatto che solo pochi paesi hanno approvato regolamenti definitivi; tra questi Giappone, India e Cina.
Il rinvio delle scadenze di Basilea 3 dovrebbe essere accolto con particolare favore dai colossi JP Morgan e Citigroup che più di altri dovranno attenersi alle nuove regole. Proprio queste due infatti sono state identificate formalmente come le due banche americane con maggiore necessità di adeguamento. La stessa Fed aveva stimato che i principali istituti americano hanno ancora bisogno di forse 50 miliardi per adeguarsi a Basilea 3.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 10/11/2012
02/11/2012: RATING ALLE BANCHE: FAVORITI I GRANDI ISTITUTI.
Ormai da anni si parla dei potenziali conflitti di interesse delle agenzie di rating.
A puntare ora il dito contro Moody’s, S&P e Fitch è una ricerca intitolata «Rating bancari, cosa determina la loro qualità» condotta da Harald Hau (docente di Economia e Finanza presso l’Università di Ginevra), Sam Langfield (della Fsa, l’organismo di controllo del mercato britannico) e dall’economista iberico David Marquez-Ibanez.
Va precisato che come tutti i «working paper», anche questa ricerca riflette le opinioni degli autori, e non necessariamente quelle dell’istituto di Francoforte. Il documento parte dall’analisi di 38.753 osservazioni di rating assegnati a 369 banche dell’Unione Europea e degli Stati Uniti tra il 1990 e il 2011 e giunge alla conclusione che S&P, Moody’s e Fitch tendono sistematicamente a compiere errori a favore dei grandi istituti. La distorsione può anche essere attribuita al maggior potere economico esercitato dagli istituti di dimensioni più grandi e soprattutto al fatto che questi vengono guardati con un occhio di riguardo sai Governi dei Paesi in cui risiedono. Una sorta di garanzia che da un lato rafforza il concetto di troppo grande per fallire, ma dall’altro crea distorsioni sul mercato dei capitali.
La conclusione è che il dibattito politico dovrebbe incoraggiare fonti alternative di informazioni sul rating del credito. Come sostenuto dalla Bce, e dal suo progetto di agenzia europea, “Un sistema pubblico di informazioni migliore e una maggiore diffusione di dati da parte della banche rappresenta la strategia più opportuna per ridurre il potere e l’influenza esorbitante delle agenzie di rating nel sistema attuale”.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 23/10/2012
04/10/2012: BANCHE, SEPARARE LE ATTIVITA' RISCHIOSE.
L’Europa, a quattro anni dall’inizio della crisi, sta finalmente valutando nuove modifiche al proprio sistema bancario.
Un gruppo di lavoro presieduto dal governatore finlandese Liikanen, ha pubblicato un rapporto che potrebbe rappresentare la base per le nuove iniziative legislative.
Nel rapporto si suggerisce di dividere, nei singoli gruppi bancari, le attività di deposito e le attività rischiose. Secondo Liikanen questa separazione ha come obiettivo quello di rendere le banche più solide e di «limitare il rischio implicito o esplicito dei contribuenti nelle contrattazioni dei gruppi bancari». Il gruppo propone che la separazione avvenga quando il volume delle contrattazioni raggiunge una certa soglia; ossia quando queste attività rappresentano il 15-25% degli attivi o superano i 100 miliardi di euro.
Un altro suggerimento è di versare bonus bancari in titoli di debito, il cui valore scadrebbe in caso di fallimento.
E’ stato inoltre proposto di consentire la piena partecipazione dei detentori di obbligazioni e crediti alla gestione di un fallimento bancario, in modo da evitare l’uso, a volte troppo facile, del denaro pubblico.
Il rapporto è stato però accolto negativamente dall’Association of Finacial Markets.
Secondo il segretario generale dell’associazione Finance Watch i problemi legati alla struttura bancaria sono stati profondamente negativi per l’Unione Europea che dovrà affrontare le distorsioni economiche attraverso corrette riforme strutturali.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 03/10/2012
12/09/2012: AUMENTANO I CREDITI BANCARI A RISCHIO.
Nei primi sei mesi dell’anno si è assistito ad un aumento dei crediti bancari a rischio del 9,9%, si è cioè passati dal 177,6 miliardi del 2011 ai 195,2 miliardi di fine giugno.
La crescita è rilevante anche se bisogna tener conto delle nuove regole di Basilea che da gennaio 2012 impongono di considerare come creditori deteriorati tutto gli sconfinamenti continuativi superiori ai 90 giorni (prima tale limite era di 180 giorni).
Le posizioni a rischio delle principali 10 banche italiane, risultano pari al 12,9% dell’ammontare complessivo dei crediti; anche in questo caso il fatto che l’incidenza complessiva sia passata dal 10,6% nel 2010 all’11,7% nel 2011 non è un dato tranquillizzante.
Crescita maggiore è stata quella delle partite incagliate, passate da 9,1% a 53,9 miliardi.
Se nei prossimi mesi la situazione economica italiane dovesse ulteriormente peggiorare, i debitori potrebbero diventare insolventi ed i crediti inesigibili.
L’impennata dei crediti deteriorati è una diretta conseguenza della recessione: le famiglie e le imprese faticano a tener fede agli impegni presi con le banche, l’aumento del costo della raccolta ha spinto le banche a limitare la concessione di finanziamenti ed infine le banche non possono più cedere a società terze i crediti deteriorati.
Altro elemento rilevante in questi primi sei mesi dell’anno è il calo delle coperture messe a bilancio dalle banche a fronte delle partite deteriorate. Il balzo delle sofferenze bancarie non è un fenomeno tutto italiano, ma va condiviso con cn gli altri paesi europei, anche se con gradi differenti.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 01/09/2012
04/07/2012: MINOR RIGORE A FAVORE DELLE PMI.
L’Abi chiede di cambiare le regole di Basile 3 per le Pmi; o meglio, chiede alcune misure di supporto per queste ultime per evitare un credit crunch sulle imprese che rappresentano il nucleo del mondo produttivo italiano.
Tra le recenti novità positive va annoverata la proposta, sostenuta da banche e imprese, denominata “Pmi Supporting Factor” che consente di non applicare i maggiori requisiti di capitale per i prestiti alle piccole e medie imprese. Tra le criticità è si è sottolineato che non è assicurata la sincronizzazione temporale della regolamentazione Usa con l’Ue. Inoltre non essendo assicurata una piena comparabilità dei coefficienti patrimoniali, si corre il rischio di veder vanificata l’impostazione di un mercato unico europeo.
Un primo passo in avanti però è stato fatto il 14 Maggio quando la Commissione Affari economici e finanziari del Parlamento ha approvato un emendamento alla Direttiva Europea sui requisiti di capitale, in pratica accogliendo la sostanza del “Pmi Supporting Factor”. Tale fattore di correzione è fortemente sostenuto all’Abi e dalle maggiori associazioni di imprese italiane che ritengono inoltre che il fattore correttivo vada applicato a tutte le banche evitando così potenziali restrizioni di credito.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 27/06/2012
06/06/2012: PIU' CAPITALE NELLE PMI.
Nella Relazione annuale di Banca Italia è stata messa in luce le necessità delle imprese italiane di capitalizzarsi.
Si legge: “Uno sforzo finanziario aggiuntivo il Paese può richiederlo ai suoi imprenditori, perché rafforzino il capitale delle loro imprese: ne beneficeranno gli investimenti, si irrobustirà la struttura produttiva, migliorerà il rapporto con le banche”. In queste poche righe viene messa in evidenza la debolezza strutturale dell’imprenditoria italiana; infatti le aziende che lavorano in settori ad alta intensità tecnologica o in settori già orientati all’innovazione ed all’internazionalizzazione hanno avuto una maggiore produttività.
Va però precisato che le imprese sono disposte a rafforzare il loro capitale nel momento in cui viene loro assicurata una semplificazione normativa ed amministrativa.
E’ un dato di fatto che l’innovazione e l’esportazione sono fattori di crescita. Da oltre un decennio l’andamento della produttività in Italia risulta insoddisfacente ed il calo ha interessato tutte le fasi cicliche e tutti i settori.
Dalle analisi di Bankitalia è emerso che la dinamica del valore delle vendite e previsioni di espansione futura sono migliori nelle aziende che hanno maggiore orientamento verso i mercati esteri, una spiccata capacità innovativa e cospicui investimenti in ricerca e sviluppo.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 01/06/2012
14/05/2012: BASILEA 3: PIU’ AUTONOMIA ALLE AUTORITY NAZIONALI.
Ormai da settimane l’Unione Europea è alla ricerca di un equilibrio tra il desiderio di avere regole comuni tra i 27 paesi membri e la sensazione che le autorità nazionali debbano poter introdurre norme specifiche. Nella ricerca del compromesso l’obiettivo della Commissione è di evitare che un margine di manovra nazionale metta a rischio il mercato unico.
In particolare si è messa in discussione la possibilità di prevedere cuscinetti di capitale aggiuntivi del 3 o del 5% da parte dei singoli stati. Entrambe le proposte però sono state respinte e durante il dibattito tra i ministri.
Il problema è che a differenza del passato lo scontro non riguarda più la possibilità di regolamentazione del settore bancario, ma riguarda il modo in cui questo va regolamentato. Inoltre in questo frangente la posizione dei singoli paesi è influenzata dalle caratteristiche del settore bancario nazionale.
La possibilità di introdurre un ulteriore requisito patrimoniale per gli istituti di credito, ha un importante valenza politica, in un contesto in cui la liquidità non è illimitata.
Tra le righe si può vedere come la crisi abbia riacutizzato le posizioni nazionali ed il desiderio degli Stati di difendere la stabilità finanziaria delle proprie economie, mettendo in secondo piano la difesa del mercato unico.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 03/05/2012
05/04/2012 - CREDIT CRUNCH: al via la moratoria per le PMI.
Ad un mese dalla firma della seconda moratoria sui debiti delle piccole e medie imprese, quasi tutte le principali banche italiane hanno deciso di aderire al protocollo che dalle prossime settimane dovrebbe concedere un po’ di tregua alle Pmi strette nella morsa del credit crunch.
Diversi istituti hanno aderito in extremis , come il Banco Popolare ed Intesa San Paolo.
Una delle prime grandi banche ad aderire è stata Banca Monte dei Paschi, anche in considerazione del fatto che dal Monte proviene il presidente dell’Abi.
Per il momento nessuno degli istituti aderenti ha deciso di applicare alle pmi che chiederanno la moratoria condizioni migliori rispetto a quelle “base” previste dal protocollo, anche se non si può escludere.
Entro aprile, inoltre, le parti si sono impegnate a definire misure per favorire il finanziamento del capitale circolante connesso alla realizzazione di nuovi ordini ovvero favorire progetti di investimento ed il consolidamento delle passività finanziarie e per agevolare un rapido smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Si sta anche lavorando per valorizzare il ruolo dei confidi e dei fondi pubblici di garanzia per allargare le possibilità di accesso al credito da parte delle pmi.
La moratoria per i muti consente la sospensione per 12 mesi della quota capitale e delle rate di mutuo, e per 12 o 6 mesi dei canoni di leasing immobiliare e mobiliare.
E’ inoltre possibile richiedere l’allungamento del periodo di rimborso fino ad un massimo di tre anni e prorogare fino a 270 giorni le scadenze a breve termine per esigenze di cassa.
Possono beneficiare delle misure le pmi di tutti i settori con meno di 250 dipendenti, fatturato minore di 50 milioni di euro o un attivo di bilancio non superiore a 43 milioni. Inoltre sia la moratoria che l’allungamento non comportano l’aumento del tasso di interesse originario del finanziamento oggetto della misura di agevolazione.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 30/03/2012
21/03/2012 - BANCHE: come stanno andando.
La manovra di Quantitive easing, ossia l’operazione attraverso la quale una banca centrale crea moneta e successivamente la distribuisce nel sistema finanziario ed economico, ha disincagliato le banche europee dalle secche nella quali erano finite da lunghi mesi. Così come in Europa anche negli Usa migliorano le prospettive del credito grazie a manovre simili.
Questo è stato sicuramente un aiuto fondamentale per assicurare la stabilità del sistema del credito.
Ma ora arrivano segnali contrastanti, sia segnali favorevoli che segnali di segno più incerto o addirittura contrario; ma questo può considerarsi naturale in un momento in cui si cerca la ripresa che contemporaneamente è frenata da pressioni recessive. Di conseguenza le aziende di credito rispecchiano fedelmente nei loro conti economici la situazione un po’ confusa creata da queste spinte contrapposte.
Le difficoltà non mancano: anche dopo aver superato la fase più critica dell’emergenza in Grecia le tensioni legate al debito sovrano incidono sui portafogli; a queste si aggiungono, in Italia ma anche altrove, i problemi legati alla compressione dei margini e all’aumento di sofferenze ed incagli.
Eppure gli investitori sono tornati a farsi avanti; i settori e le azioni più penalizzate in passato sono quelle che rimbalzano con maggior vigore e la regola è stata rispettata anche questa volta, anche se non mancano incertezze, parentesi laterali, timori e anche prese di beneficio dopo qualche rialzo particolarmente vivace.
Le banche mentre aspettano i benefici delle loro operazioni di Quantitive easing hanno la possibilità di sistemare i bilanci con un carry trade.
Dopo la grande crisi del 2008 le banche hanno cambiato faccia; dai titoli growth sono diventate realtà che premiano la solidità e la crescita lenta e costante degli utili. Ritiene inoltre che il cambiamento è permanete e spiegherebbe perché molte aziende di credito quotano al di sotto dei mezzi propri. Ciò però non toglie che, dal punto di vista degli investitori, il comparto presenti comunque elementi di attrattività; in particolare nei titoli bancari c’è del valore che deve ancora emergere. In conclusione ritiene che dal recupero di una situazione di equilibrio trarrebbero beneficio molti mercati, a cominciare da Piazza Affari.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 19/03/2012
02/03/2012 - BASILEA 2 E IL PAST DUE.
Le nuove regole sul credito bancario, valide dal 1° gennaio 2012, rappresentano un problema per l’accesso al credito delle Pmi; per questo l’Albi e le associazioni di categoria hanno sottoscritto un protocollo che prevede strumenti informativi e di supporto alle imprese.
Il 31 dicembre infatti si concluderà il periodo di deroga concesso da Basilea 2 alle banche italiane; quindi anche in Italia la segnalazione degli sconfinamenti dovrà essere attivata entro 90 giorni e non più dopo 180.
Gli effetti potrebbero essere pesanti.
Per le imprese lo sconfinamento comporterebbe la segnalazione in centrale rischi come Past due, e questo potrebbe portare alla revoca delle linee di credito, la richiesta di immediato rientro dell’esposizione e la segnalazione a tutte le banche delle presenze di crediti sconfinanti con l’effetto di essere considerata insolvente dal sistema. Le banche dopo 90 giorni saranno costrette a classificare i crediti sconfinati come “crediti deteriorati” con un conseguente aggravio dei requisiti patrimoniali, già molto stringenti, che richiederebbero nuovi accantonamenti.
Va messo in evidenza che le nuove regole di sconfinamento non riguarderanno tutti, almeno non da subito; è prevista infatti un’eccezione. Gli stati membri possono derogare permanentemente al termine dei 90 giorni, innalzandolo a 180, solo per crediti in capo a banche che dispongono di sistemi di rating interni e limitatamente ai portafogli retail, cioè quelli che comprendono persone fisiche e Pmi con fatturato non superiore a 5 milioni di euro e con un’esposizione nei confronti del gruppo bancario non superiore ad un milione di euro.
L’opportunità però potrebbe valere solo per 2012; dal 1° gennaio 2013 in base all’attuale testo di Basilea 3 il nuovo termine di 90 giorni si estenderà a tutti i portafogli.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 12/11/2011
10/02/2012 - PIU'CAPITALE NELLE BANCHE.
Durante il recente Ecofin in Polonia sono emersi nuovi dubbi sul futuro del settore finanziario e l’Unione è sempre più spaccata sull’idea di una tassa sulle transazioni finanziarie.
Il sistema bancario deve essere più robusto e le istituzioni finanziare dovrebbero rafforzare il loro capitale, questi sono stati alcuni avvertimenti emersi durante il vertice.
Molte istituzioni europee hanno difficoltà a finanziarsi in dollari, ecco perché qualche giorno fa le principali banche centrali del mondo hanno promesso liquidità fresche per aiutare gli istituti di credito. Nel contempo sta crescendo la sfiducia nelle banche europee; mentre ieri a preoccupare erano i derivati tossici oggi sono le obbligazioni pubbliche. In un contesto di debito eccessivo , la riduzione dei bilanci è indispensabile.
La preoccupazione maggiore è che nel tagliare i propri bilanci le banche riducano all’improvviso i flussi di credito all’economia. Quasi tutti sanno però che per il 2011 le banche sono finanziate; i dubbi riguardano l’anno prossimo.
Durante il vertice la Germania ha sostenuto che la situazione bancaria è legata alla crisi, per cui risanando i conti pubblici si riuscirebbe a mettere ordine nei bilanci degli istituti creditizi, il problema è che i tempi del risanamento potrebbero essere troppo lunghi rispetto alle necessità delle banche.
Un segnale della preoccupazione dei governi emerge anche dalla volontà delle autorità comunitarie di inserire regole ancora più severe per gli stress test bancari; ed in questo contesto è riemersa la proposta di introdurre un a tassa sulle transazioni finanziarie, magari tra i soli paesi della zona euro.
Al momento l’Ecofin non ha prodotto risultati tangibili sulla deriva greca, e l’incontro ha mostrato incertezze ricorrenti.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 18/09/2011
26/01/2012 - Basilea TRE: BANCHE E IMPRESE CHIEDONO PIU' FLESSIBILITA'. Secondo numerosi opinionisti la priorità è evitare una restrizione del credito alle imprese per non indebolire la ripresa che attualmente, nel Paese, è a macchia di leopardo.
Argomento della discussione ora sono i parametri di Basilea 3.
Il sistema italiano reagisce unito; non solo le imprese ma anche le banche temono effetti negativi. Anche se i tempi di avvio delle nuove regole di Basilea 3 sono ancora lunghi le banche si stanno già preparando aumentando la propria patrimonializzazione.
Alcuni propongono l’introduzione di un moltiplicatore da applicare ai portafogli crediti delle PMI che, tenendo conto della rischiosità, ne riduca l’assorbimento di capitale.
Basilea 3, infatti, rischia di penalizzare principalmente le PMI europee, diffuse soprattutto in Italia ma anche nel resto dei paesi, che ricorrono a strumenti finanziari più tradizionali rispetto a quelle americane, abituate ad utilizzare strumenti finanziari più avanzati. Recenti stime indicano infatti che la dipendenza dell’economia dell’Area euro dalle banche è 3 volte superiore a quella degli Stati Uniti.
La Confindustria condivide quello che è l’obiettivo di Basilea 3, e cioè il rafforzamento delle banche, in quanto forma di prevenzione nei confronti delle crisi finanziare. La collaborazione con il sistema bancario è incentrata sulla comunicazione: le imprese devono cercare di migliorare il loro modo di comunicare con le banche valorizzando gli aspetti qualitativi; le banche devono invece fare uno sforzo in più per tenerne conto. Si sta anche avviando una collaborazione sui temi dell’internazionalizzazione: la banca come partner per andare all’estero.
La strada è questa: avere imprese più forti con banche più forti.
Tratto da Il Sole 24 Ore del 26/06/2011
18/01/2012 - Il "conto" di Basilea 3.
La rivoluzione normativa che porterà Basilea 3 non sarà indolore per i clienti, anche se valutare in maniera precisa il “conto da pagare” è impossibile in quanto le variabili da tenere in considerazione sono numerose ed interconnesse tra loro. Secondo la ricerca “Mercati, Banche e Imprese verso Basilea: un confronto internazionale” l’introduzione delle nuove norme potrebbe costringere imprese e famiglie a rinunciare fino a 436 miliardi di euro in nuovi prestiti.
Lo scenario appena descritto è però quello peggiore possibile; la realtà sta chiaramente a metà strada tra uno scenario così penalizzante e l’impatto soft auspicato dal Comitato di Basilea. I nuovi standard saranno infatti introdotti con gradualità in modo tale da dare modo a banche e mercati di prendere le dovute misure.
La ricerca anzidetta cerca anche di trovare possibili vie di uscita: sviluppare fonti alternative di raccolta anche con incentivi fiscali. In un mondo ideale la minaccia di Basilea 3 potrebbe, verosimilmente, trasformarsi nell’occasione per superare alcune storiche fragilità italiane.
Da IlSole24Ore del 31.03.2011
11/01/2012 - Basilea TRE: IL NUOVO CAPITALE DI VIGILANZA.
Il Tier 1 Capital è il patrimonio «primario» o «principale» e rappresenta la quota più solida e facilmente disponibile del patrimonio della banca in base alla definizione della disciplina di vigilanza. Il Tier 1 Capital Ratio è dato dal rapporto tra il patrimonio di base della banca e le sue attività ponderate in base al rischio. Ogni banca opera in più attività di prestito (a imprese, alle famiglie e così via) che hanno profili di rischio diversi con diverse ponderazioni, cioè gradi diversi di copertura. Dall’insieme di queste valutazioni obbligate dei rischi nasce quel rapporto (ratio) con il Tier 1, in cui viene identificato un “nocciolo duro”: il Core Tier 1 dove sono escluse le “prefence shares” (azioni che hanno più accentuate caratteristiche di subordinazione e quindi non danno solidità al 100%).
Il Tier 2 Capital è la seconda parte del patrimonio di vigilanza ed è formato dalle riserve di rivalutazione, dagli strumenti ibridi di patrimonializzazione, dalle passività subordinate e dagli altri elementi positivi, dedotte le minusvalenze nette sui titoli, nonché altri elementi negativi. Si sono diffusi negli ultimi anni strumenti ibridi di patrimonializzazione (ad esempio i prestiti “perpetui”) che rappresentano la parte di qualità più elevata nell’ambito del patrimonio supplementare.
Il Buffer è il cuscinetto previsto negli accordi su Basilea 3 che permetterà di integrare il patrimonio minimo di base (capitale più riserve) che potrà gonfiarsi o sgonfiarsi nelle diverse condizioni cicliche. Aumentando quindi la capacità di assorbire gli effetti degli andamenti macro o di crisi repentine. Sarà determinante anche per decidere le politiche di distribuzione delle risorse all’estero (payout di dividendi agli azionisti a bonus ai manager).
05/10/2010 - Basilea TRE: I NUOVI REQUISITI DI BASILEA
TRE. I nuovi accordi interbancari
hanno lo scopo di rafforzare la solidità degli istituti di credito attraverso
più stringenti requisiti patrimoniali. In particolare sono stati
definiti i nuovi requisiti patrimoniali minimi e quelli aggiuntivi, cioè dei
“buffer” (cuscinetti). Il target minimo per il patrimonio complessivo rimane
l’8% delle attività ponderate per il rischio, ma requisito (implicito) per il
patrimonio di qualità primaria (capitale
e riserve) viene portato al 4,5% dall’attuale 2%. Sale, inoltre, dal 4” al 6”
il requisito minimo del patrimonio di base (tier 1), requisito che dovrà essere
gradualmente raggiunto entro il 2015. Inoltre, dal 2016, verrà
chiesto alle banche di dotarsi di un cuscinetto di capitale aggiuntivo sopra i
minimi pari al 2,5% cento delle attività ponderate per il rischio. Tale
cuscinetto potrebbe aumentare anche sino al 5% nelle fasi di ciclo economico
“surriscaldato” (quale quello ante crisi “sub-prime”). L’entrata a regime definitiva
è prevista per il 2019!
23/08/2010 - Basilea 3: I tempi si allungano
I tempi di introduzione di
Basilea 3 sono destinati ad allungarsi; infatti si sta cercando di bilanciare
l’esigenza di rafforzare le difese delle banche per far fronte alla crisi, con
quella di non strangolare la crescita. I nuovi requisiti sul capitale verranno
applicati con un lungo periodo di transizione, si parla di 5 anni e anche
oltre, a partire dal 2012 o 2013.
La discussione su Basilea 3 ha riguardato diversi
aspetti: l’aumento significativo della quantità del capitale, il Core Tier 1 e
la sua qualità, i limiti della leva finanziaria e l’attenuazione della tendenza
dell’intermediazione bancaria ad accentuare il ciclo economico.
Inoltre l’adeguamento della
banche italiane a Basilea 3 sarà facilitato dal fatto che il loro capitale è di
qualità elevata, i titoli ibridi infatti, emessi negli anni scorsi soprattutto
da altre banche europee, verrà se non
escluso severamente limitato.
Atro elemetno di dibattito è stato l'impatto di Basilea 3 su disponibilità e costo del credito e di conseguenza, quindi, sull'economia. L'institute of International Finance ha pubblicato una simulazione secondo cui Basilea 3 potrà sottrarre il 3.1% alla crescita in Europa, Stati Uniti e Giappone nei prossimi cinque anni; l'impatto più pesante sarebbe proprio in Europa dove la minor crescita potrebbe arrivare a toccare il 4.3%.
Da IlSole24Ore
04/05/2010 - Basilea 3: costituisce un rischio concreto?
Le nuove regole messe a punto
dal Comitato di Basilea costituiscoLe nuove regole messe a punto
dal Comitato di Basilea costituiscono un rischio concreto, attuale e rilevante
sia per i Confidi che per le imprese dal rating di medio livello? Basilea 3 prevede un
innalzamento del requisito patrimoniale nei confronti di esposizioni verso
altre imprese finanziarie. In poche parole poiché la crisi ha messo in evidenza
che il grado di interconnessione tra le banche le rende più esposte al rischio
sistemico delle imprese industriali, la norma richiederebbe di detenere più
capitale quando si prestano i soldi all’interbancario. La nuova regolamentazione
vuole rendere più stringenti i requisiti patrimoniali soprattutto nei confronti
delle operazioni di finanza strutturata. I soggetti più penalizzati saranno
sia gli istituti di credito di dimensioni maggiori sia i Confidi che in periodi
di politiche creditizie restrittive sono uno strumento utile per l’accesso al
credito delle Pmi. L’introduzione della penalità
sui garanti finanziari di Basilea3 renderebbe necessario per i Confidi
rafforzare la propria dotazione di capitale per compensare i nuovi rischi, ma
questo non sempre è possibile. L’unica alternativa rimarrebbe quella di
contrarre la disponibilità delle garanzie aumentando la parte di imprese
considerate troppo rischiose. Da una simulazione del Crif emerge una riduzione delle attività dei
confidi di almeno il 20 per cento. Da IlSole24Ore del 03/05/2010
16/04/2010 - Basilea 3: il parere delle banche italiane
Le nuove regole messe a punto
dal Comitato di Basilea, scrive l’Abi, penalizzano le banche italiane alla luce
della composizione del loro capitale e l’idea di varare una normativa omogenea
in un contesto internazionale che non lo è rischia di creare non pochi
problemi. Inoltre, fatto altrettanto
rilevante, il documento di Basilea prescinde dall’esistenza delle banche di credito cooperativo. La bozza di parere dell’Abi
afferma che saranno fondamentali le clausole di salvaguardia, il granfathering,
cioè l’eccezione che permette di continuare ad applicare la vecchia regola
anche quando vige la nuova, per gli strumenti che attualmente rientrano nel
capitale di base, Tier1, secondo quanto ha stabilito la Ue in una recente direttiva
(Capital Requirement Directive 2). La qualità del capitale è
l’aspetto su cui si concentra maggiormente il position paper dell’Abi. Quindi
oltre a chiedere di applicare le norme di salvaguardia previste dalla direttiva
CRD2, si chiede di prevedere una clausola analoga per mantenere computabili nel
patrimonio di vigilanza, fino alla loro naturale scadenza, anche gli strumenti
subordinati, ibridi che rientrano nel capitale supplementare, Tier2. Altro aspetto critico per le
banche italiane è la proposta di deduzione dal capitale delle attività per
imposte anticipate. A tale proposito l’Abi chiede lo stralcio integrale della
proposta e auspica che la nuova normativa non preveda la deduzione delle
partecipazioni assicurative. Secondo il direttore generale
di Confindustria Giampaolo Galli pur non essendo ancora in vigore “Basilea 3
sta già impattando sul credito bancario” con una restrizione dei flussi
creditizi verso le imprese. Da IlSole24Ore del 13/04/2010
03/03/2010 - Pronte le correzioni a Basilea 2
Il Comitato di Basilea
propone la revisione delle regole di Basilea 2 con lo scopo di raggiungere il
giusto equilibrio tra crescita, efficienza e stabilità.
La proposta parte
innanzitutto da una definizione del capitale bancario che prevede l’uso
prevalente di azioni ordinarie e tende a disincentivare i titoli ibridi, molto
utilizzati negli ultimi anni.
Tuttavia va evidenziato che
dal lavoro del Comitato di Basilea non emergerà una nuova Basilea 3; infatti
uno degli elementi fondamentali della proposta è rappresentato dalla volontà di
tornare alle regole originarie con la reintroduzione del leverage ratio.
Inoltre il Comitato di
Basilea ha concluso uno studio sull’impatto di maggiori requisiti per il
trading book delle banche, imposti per differenziare queste attività più
rischiose, dalle attività di banca tradizionali. Secondo questo studio, il
capitale che dovrà essere accantonato a fronte del trading corrisponderà a
due-tre volte i livelli attuali. Inoltre le nuove regole conterranno proposte
concrete per ridurre la prociclicità, evitare cioè che l’andamento del credito
accentui le fluttuazioni del ciclo economico, anche con la creazione di buffer
o cuscinetti di capitale, da utilizzare nelle fasi di stress.
07/01/2010 - Effetto crisi sul Rating Pmi
Il panorama del Made in Italy non è dei migliori: quasi l’80% delle
aziende italiane ha un rating basso e dunque ha un alto rischio di
insolvenza. A causa della crisi le banche hanno stretto i cordoni del
credito per le imprese più deboli; inoltre il mercato obbligazionario,
che sta sostituendo il credito bancario, in Italia è accessibile solo ad
una ventina di imprese.
L’Italia paga oggi gli errori del passato, infatti le aziende sono
sempre state sottocapitalizzate: si sono appoggiate sul genio dei
fondatori e molto meno sulla forza finanziaria.
Una società di rating di Trieste ha preso i bilanci di 250mila aziende ad
ha scoperto che il 70% di queste aveva un rating inferiore alla “BBB”
ed il 26% aveva un rating di “CCC” o più basso.
Dall’altra parte il mondo bancario, che ha appena scampato il pericolo
crisi, ha reso più selettivi i finanziamenti o li ha semplicemente resi
più onerosi.
All’estero questa retromarcia del credito ha fatto registrare un
maggiore ricorso da parte delle imprese al mercato obbligazionario;
ma in Italia il mercato azionario è rimasto appannaggio dei grossi
gruppi.
Quindi, come uscire da questa morsa?
Una soluzione potrebbe essere il factoring: questa tecnica consente alle
imprese di vendere a società specializzate le fatture, incassando subito
soldi che altrimenti entrerebbero nell’arco di qualche mese evitando così
anche i rischi di mancato pagamento. Nei primi sei mesi del 2009 il
factoring è aumentato del 15% rispetto al 2008. Secondo altri la
soluzione potrebbe arrivare dal mercato obbligazionario oppure dalle
cartolarizzazioni.
Le soluzioni ci sono ma tutti, banche, mondo politico e Pmi, devono fare
la loro parte.
05/11/2009 - La nuova Basilea 2
Dalla riunione dei governatori del G-10 è emersa la necessità delle
banche di avere più capitale, inteso come azioni o dividendi e non
strumenti ibridi che non riuscirebbero a garantire a sufficienza
l’assorbimento di eventuali perdite. Per il momento, durante la
riunione, non sono stati stabiliti i dettagli della riforma che entrerà
in vigore dalla fine del 2010.
Obbiettivo di questa riorganizzazione è evitare che si ripetano gli
eccessivi utilizzi della leva finanziaria che ha poi portato alla crisi
finanziaria internazionale; oltre a questo, altro tema importante trattato
dal G-10, è l’armonizzazione delle disposizioni in tema di vigilanza
sul computo degli ibridi all’interno del Tier 1. Dettagli decisivi
verranno forniti a dicembre dalle Autorità di Vigilanza, ma la tendenza a
richiedere alle banche una maggior base di capitale è ormai delineata.
In Italia l’attenzione è rivolta su due grandi banche: Intesa Sanpaolo
e Unicredit . Queste, nonostante vantino coefficienti patrimoniali tra i
più elevati, dovranno aumentare i ratios e lo potranno fare tramite un
aumento di capitale oppure facendo ricorso ai Tremonti-Bond o ancora
tramite la cessione di attività non-core. Le due banche dovranno valutare
la scelta e l’eventuale utilizzo dei Tremonti-Bond soprattutto alla luce
delle prossime revisioni alle regole di Vigilanza.
21/10/2009 - Basilea 2 : serve più flessibiltà.
La Confindustria
, fin dall’inizio della crisi, ha evidenziato la necessità di allentare
i vincoli imposti da Basilea 2 per dare più credito alle imprese.
La presidente degli industriali ha sottolineato la necessità di un
intervento, in accordo con i partner europei, volto a ridurre il livello
degli accantonamenti richiesti alle banche dalle rigide regole di Basilea
2. In
questo modo si potrebbero contrastare gli effetti negativi del ciclo
economico ed inoltre, l’aumento del rischio di credito, potrebbe essere
accompagnato anche da una maggiore deducibilità fiscale per le perdite
sui crediti delle banche. Anche il ministro dell’Economia aveva
prospettato la possibilità di sgravi fiscali a fronte delle perdite su
crediti, ma questa idea è stata resa irrealizzabile dalla scarsità di
fondi per il 2009.
Le richieste della Confindustria sono partite dai numeri: infatti, da uno
studio di Morgan Stanley sui prestiti alle piccole e medie imprese, è
emersa una contrazione di 33 miliardi di euro da parte delle banche
europee nei primi sette mesi dell’anno. Inoltre, nell’arco di un anno,
il tasso di crescita dei prestiti si è ridotto di 10 punti.
Non si vuole mettere in discussione Basilea 2, ma si sta cercando di
applicarla in modo migliore e per questo sarebbe auspicabile un intervento
del governo a livello europeo.
Da IlSole24Ore del 24/09/2009.
03/09/2009 - Prospettiva interna di Rating.
Il rating rappresenta la leva attraverso cui operare miglioramenti
nelle condizioni di accesso al credito. I modelli tradizionali sono
generalmente orientati all’analisi ed alla misurazione del valore nel
breve periodo, spesso senza tenere in considerazione né valutazioni di
mercato né misure relative ai processi di supporto. È auspicabile quindi
una trasformazione per riuscire ad individuare preventivamente l’impatto
delle decisioni strategiche sul rating, per migliorare la qualità dei
processi di pianificazione di breve/medio periodo, per programmare in
anticipo la necessità di risorse finanziarie, per dotarsi di modelli di
acquisizione, analisi e controllo dei dati qualitativi e per utilizzare
sistemi di autovalutazione.
Riuscire a cogliere le opportunità derivanti dai nuovi criteri sarà
possibile attraverso l’utilizzo di modelli di pianificazione e controllo
affidabili, efficienti e completi su più variabili. Questi nuovi modelli
dovranno quindi tenere in considerazione:
- estensione temporale: è necessario prevedere l’impatto sul rating
delle azioni sia di lungo che di breve periodo;
- integrazione gestionale: il modello dovrà prendere in considerazione
indicatori di solidità, di liquidità, di redditività e di sviluppo;
- ampiezza di variabili: la soluzione deve poter operare con variabili a
consuntivo e previsionali, integrandole con indicatori quantitativi e di
mercato.
Oltre alla revisione del modello di controllo sarà necessario, e
fondamentale, migliorare anche la capacità di trasmissione comunicazione
dei risultati alle banche.
03/08/2009 - Come viene assegnato il Rating.
Nel processo di assegnazione dei rating, la metodologia utilizzata da
Fitch prende in considerazione aspetti qualitativi, il cosiddetto rischio
d’impresa, ed aspetti quantitativi, il cosiddetto rischio finanziario.
All’interno del rischio d’impresa vi sono una serie di aspetti
principali oggetto d’indagine:
- Paese di appartenenza: la rischiosità implicita di ogni paese
rappresenta il limite massimo del rating che può essere assegnato ad un
soggetto operante in un simile ambito;
- Settore di appartenenza: l’analisi prende in considerazione gli
elementi e le dinamiche competitive proprie del settore nel quale
l’azienda opera;
- Posizione di mercato e struttura operativa: vengono analizzati aspetti
attinenti la posizione competitiva dell’azienda come quote di mercato,
capacità di influenzare le dinamiche di prezzo, diversificazione e qualità
della clientela e dei fornitori;
- Analisi comparativa;
- Struttura di gruppo ed evoluzione: vengono valutati gli aspetti
proprietari di un’azienda e, nei casi di strutture complesse, la
configurazione delle partecipazioni incrociate; questo per verificare i
flussi di cassa all’interno del gruppo e per individuare la reale
capacità del soggetto di far fronte ai propri impegni finanziari;
- Management: si valuta la capacità del management nel generare
profittabilità stabile per l’impresa;
- Corporate governance.
Anche all’interno del rischio finanziario vi sono degli aspetti
principali oggetto d’indagine:
- Bilanci: viene valutata la qualità dei metodi contabili utilizzati
dall’azienda per comprendere qual è il grado di cautela e correttezza
nella rappresentazione contabile delle dinamiche aziendali;
- Utile e cash-flow: alcuni degli aspetti maggiormente presi in
considerazione sono la stabilità storica degli utili e i margini
operativi prodotti dalle diverse aree di business, se ne valuta la
consistenza e la continuità nel tempo;
- Struttura patrimoniale e indebitamento: si cerca di capire
l’adeguatezza patrimoniale dell’impresa, confrontandola con imprese
appartenenti alla medesima tipologia produttiva. In relazione al debito è
importante capire la dinamica dell’indebitamento e la sua struttura;
- Flessibilità finanziaria: i fattori oggetto d’indagine sono il
livello di capitalizzazione, la politica di distribuzione dei dividendi,
l’elasticità della spesa per investimenti, i rapporti con le
istituzioni finanziarie e la possibilità di accesso al mercato dei
capitali.
In conclusione il ruolo dell’agenzia di rating è quello di fornire una
serie di informazioni agli operatori di mercato che normalmente non sono
in grado di reperire direttamente in modalità, tempi e costi adeguati.
L’attività dell’agenzia di rating può essere considerata uno dei
principali fattori per la riduzione delle asimmetrie informative
all’interno della comunità finanziaria degli investitori e dei
prenditori di risorse.
01/07/2009 - La rigidità di Basilea 2.
I responsabili delle associazioni di Industriali e Piccole imprese,
lanciano allarmi sui rischi legati all’applicazione dei meccanismi
previsti da Basilea 2.
Con l’avvento della profonda attuale crisi economica, Basilea 2 ,oltre a
penalizzare la gran parte delle aziende, è diventata anche un fattore
negativo sull’intero sistema produttivo.
Per questo bisognerebbe cercare di superare Basilea 2, soprattutto per
salvare quella parte del sistema produttivo fatto di piccole, piccolissime
e medie aziende.
Gli effetti della crisi sono dirompenti con cali del fatturato talvolta
superiori al 50%; molte società si trovano quindi a dover affrontare una
vera e propria emergenza.Con Basilea 2 oltre alla caduta degli ordini e al
deterioramento dei pagamenti si aggiunge il restringimento del credito.
Infatti in molte parti d’Italia ci sono aziende che non riescono ad
ottenere la liquidità necessaria al proseguimento dell’attività, si
vedono ritirare il fido o applicare tassi troppo alti.
La domanda di credito non può basarsi solo su Basilea 2.
Infatti in questo momento ci sarebbero aziende che non meriterebbero
credito in base all’applicazione dei parametri di Basilea 2; tuttavia se
si perdesse questo ricco tessuto imprenditoriale il danno al sistema
produttivo sarebbe molto forte. Continuando ad applicare in maniera rigida
i parametri imposti da Basilea 2 le aziende minori non riceveranno più
credito.
E’ pertanto necessario prevedere meccanismi che mitighino la
pro-ciclicità dell’attuale sistema di valutazione del merito
creditizio.
Da IlSole24Ore del 23/06/2009.
04/06/2009 - La prociclicità dei modelli di rating.
La probabilità di default (Pd) è il principale parametro utilizzato
dai modelli di rating, che se ben progettati, sono in grado di stimare se
un’impresa andrà in default nei successivi dodici mesi. Le più
aggiornate analisi mostrano un aumento generalizzato delle Pd, e ciò
dimostra che la crisi finanziaria sta andando verso
l’economia reale.
I modelli statistici di valutazione del merito creditizio si basano sia su
informazioni di tipo qualitativo, che descrivono le prospettive di
sviluppo dell’impresa ed il contesto in cui opera, sia su informazioni
di tipo quantitativo, tra questo tipo di informazioni i dati di bilancio
sono sicuramente i maggiormente significativi in quanto possono pesare
fino ad un 30% nella formazione del rating.
Quello che si vuole porre in evidenza è che i requisiti patrimoniali
basati sulla misurazione dei rischi tendono a generare prociclicità:
l‘applicazione delle regole di Basilea 2 porterebbe quindi al
finanziamento di progetti sempre più rischiosi nella fase espansiva del
ciclo economico, mentre in quella recessiva scoraggerebbe il sostegno
anche di progetti molto promettenti.
Secondo uno studio della Banca d’Italia la motivazione è dovuta al
fatto che il rischio è anticiclico: l’esposizione al rischio aumenta
durante le contrazioni del ciclo e diminuisce nei periodi di espansione.
Allo stesso modo l’avversione al rischio degli investitori diminuisce
durante la fase espansiva e aumenta in quella recessiva.
Basilea 2 potrebbe quindi indurre a comportamenti che spingono le imprese
nel senso di marcia già intrapreso, anche quando questo non sarebbe
auspicabile; la soluzione starebbe nel superare il modello Basilea 2 e
creare Basilea 3.
Da IlSole24Ore del 24/05/2009.
08/05/2009 - L'importanza della gestione di tesoreria.
A seguito delle novità apportate da Basilea 2 in tema di forme di
inadempienza risulta fondamentale per gli imprenditori perseguire un’adeguata
disciplina nella gestione della tesoreria, con particolare attenzione al
tiraggio delle linee di credito a copertura dei fabbisogni e delle
esigenze di cassa. Questo perché gli sconfinamenti persistenti di due,
tre o più mesi generano fin da subito un segnale di allarme nel circuito
bancario.
Quindi un’efficace gestione della tesoreria dovrebbe tendere a
migliorare gli spazi di riserva di credito; si avrebbero infatti benefici
sul rating in quanto incide sulle variabili andamentali che concorrono,
assieme alle informazioni finanziarie e qualitative, alla determinazione
della Pd (Probabilità di Default).
Strettamente connessa a questa efficace gestione è la componente
relazionale con la banca principale e le banche secondarie in ottica di
concessioni di credito, infatti una gestione attiva delle variabili
andamentali, con l’ausilio della banca, origina opportunità sia per l’istituto
sia per l’imprenditore. Questa gestione attiva deve però essere
contestualizzata in una relazione banca-impresa costruita su un elevato
grado di trasparenza reciproca.
06/04/2009 - Il ruolo dei dati andamentali.
Tra i dati andamentali e le tre tipiche grandezze
di rischio di credito presenti in Basilea 2 si possono evidenziare tre
tipologie di relazioni:
1) relazione tra dati andamentali e Probabilità di Default;
2) relazione tra dati andamentali e Exposure at Default;
3) relazione tra dati andamentali e Loss Given Default.
Per quanto riguarda il primo punto, relazione tra dati andamentali e
Probabilità di Default, i modelli utilizzati per stimare la Probabilità
di Default si basano su tre componenti principali: informazioni di tipo
finanziario, informazioni di tipo andamentale ed informazioni di tipo
qualitativo. Il peso fra le tre informazioni varia in base alla tipologia
della controparte; in ogni caso nella prassi si può osservare come il
peso relativo alle informazioni andamentali tenda ad aumentare al
diminuire della dimensione della controparte. Diventa inoltre importante
fare una distinzione tra vecchi e nuovi clienti. Per i primi, maggiore è
il grado di fidelizzazione e maggiori sono le informazioni raccolte; di
conseguenza la capacità di previsione dei sistemi di rating risulta
elevata. Per i secondi si devono distinguere i clienti nuovi per la banca
ma vecchi per il sistema per i quali diventa necessario fare ricorso alle
informazioni esterne alla banca censite in Credit Bureau; ed i clienti
nuovi sia per la banca che per il sistema per i quali non si dispone di
informazioni andamentali e l’approccio si sostanzia per larga parte su
una logica di tipo attuariale.
In merito alla relazione tra dati andamentali e Exposure at Default si è
notata una correlazione tra il fattore di tiraggio delle linee di credito
pre-default e l’ampiezza della riserva di credito; cioè maggiore è la
riserva di credito tra i 12-24 mesi prima del default e minore è il
tiraggio nelle linee stesse al momento di default.
Infine, facendo riferimento alla relazione tra dati andamentali e Loss
Given Default è nota la relazione per cui maggiore è il valore dell’esposizione
al momento del default (EaD), minore tende ad essere il saggio di recupero
del credito stesso.
09/03/2009 - La clientela Small Business.
La clientela Small Business, soprattutto in
Italia, rappresenta un segmento importante in quanto più ampio del
segmento Corporate e potenzialmente più redditizio di quello Retail.
Le banche hanno iniziato a guardare sempre con più attenzione questo
segmento soprattutto per le opportunità che offre:
-) ampie dimensioni in termini di clienti e di volumi di attività
generati;
-) potenziale sviluppo che deriva dal processo evolutivo dello stesso
cliente nella crescita delle sue attività imprenditoriali;
-) possibilità che derivano dalle relazioni con l’imprenditore ed il
suo nucleo familiare;
-) valore della connessione al territorio ed allo sviluppo imprenditoriale
locale.
Queste considerazioni hanno portato ad avviare politiche di offerta
attive, anche sostenute dal miglioramento dei tempi esecutivi e della
capacità di risposta.
06/02/2009 - Gestione e revisione.
Le informazioni fornite dal rating e dalle
attività di monitoraggio influiscono sia sulla gestione delle operazioni
di affidamento in essere che sulla revisione degli affidamenti e delle
relative condizioni.
Mentre la gestione del processo del credito tradizionale si limita alla
verifica delle scadenze e degli adempimenti contrattuali ed alle eventuali
soluzioni di situazioni problematiche; l’introduzione del rating in
questo processo consente di monitorare in maniera più puntuale l’evoluzione
del rendimento corretto per il rischio anche sulle operazioni già in
essere. Nella gestione del credito tradizionale solo al superamento di una
certa soglia di rischio si attivano delle azioni volte alla riduzione di
questo e non all’aumento del rendimento. Con l’introduzione del rating
il peggioramento del rischio del cliente comporta una diminuzione della
redditività aggiustata per il rischio.
Le indicazioni derivanti dal monitoraggio possono essere graduate molto
meglio in funzione dell’aumento dell’entità del rischio. L’analisi
delle cause delle modifiche del rating consentono di capire quale azione
di revisione intraprendere, procedendo in modo più mirato nell’ambio
della continuità del rapporto con il cliente.
In sintesi tutto questo si sostanzia in un rapporto più intenso ed
impegnativo con la banca, ma con minori sorprese.
13/01/2009 - Metodo standard o internal rating?
Le banche italiane stanno cercando di capire quale
sia il metodo migliore, e cioè quello più conveniente, per il calcolo
del patrimonio da accantonare a fronte dei rischi legati ai prestiti
erogati.
Basilea 2 consente alle banche di utilizzare due metodi: quello standard
tramite rating esterni, e la possibilità di ricorrere quindi alle agenzie
di valutazione del merito creditizio(Ecai- External credit assessment
institution) per la determinazione dei coefficienti di ponderazione delle
attività di rischio; oppure possono stimare il rischio del proprio
portafoglio sulla base di rating interni.
Secondo il responsabile Ecai di Lince (riconosciuta dalla Banca d’Italia
come Ecai per i rating del portafoglio imprese) "..a fronte dell’8%
del coefficiente patrimoniale minimo previsto dal metodo standard, con i
nostri rating si varia dall’1,6 al 4% con un risparmio notevole di
capitale da accantonare".
Per chi ricorre al metodo standard, inoltre, non è previsto un livello
minimo di capitale; questo metodo grazie ai rischi su misura, offre un
minor assorbimento di capitale senza abbattere gli impieghi.
Per chi, invece, ha optato per i modelli interni qualche ritorno c’è
stato, anche se non all’altezza delle aspettative in quanto la Banca d’Italia
è stata molto prudente nel riconoscere le riduzioni di capitale anche in
presenza di sistemi interni sofisticati.
Da IlSole24Ore del 12/01/2009.
10/12/2008 - Il monitoraggio del credito.
Per la banca, una volta erogato il credito, diventa
necessario monitorare le controparti per evitare le potenziali perdite
derivanti da una futura situazione di insolvibilità. Il processo di
monitoraggio è volto ad individuare in maniera preventiva le controparti
problematiche, evidenziando eventualmente le opportunità di intervento,
che vengono poi raggruppate un una black list.
La costruzione di questa lista richiede un’analisi, generalmente
mensile, delle informazioni disponibili su tutte le controparti.
Chiaramente è un’attività molto costosa, per questo motivo nell’attività
di monitoraggio si è sempre cercato di utilizzare metodi automatici nell’analisi
delle informazioni, generalmente chiamati strumenti di early warning.
I modelli di earny warning analizzano principalmente i dati
andamentali, in quanto sono gli unici disponibili in modo sistematico e
rappresentano quindi un’informazione indispensabile per la banca per l’attività
di monitoraggio.
Con l’introduzione di Basilea 2 si è diffuso l’utilizzo del rating
andamentale, detto anche di monitoraggio, come sistema di early warning.
Il rating andamentale consente di analizzare i dati andamentali anche alla
luce delle altre caratteristiche della controparte: dati di bilancio, dati
andamentali (sia interni che di Centrale Rischi), dati geo-settoriali,
informazioni qualitative sull’azienda. La disponibilità del rating
interno costituisce un vantaggio in quanto consente di leggere il dato
andamentale in modo più corretto e puntuale, infatti quest’ultimo da
solo potrebbe dare segnali all’istituto bancario non sempre corretti.
12/11/2008. -
Secondo Mario Draghi, governatore di Bankitalia, la debolezza principale
di Basilea 2 è dovuta al fatto di essere pro-ciclica, in pratica aggrava
la situazione di chi sta già male. Inoltre, le agenzie di rating sulle
quali si basa, sono viziate da conflitti di interesse tra clienti e
committenti. Per questi motivi Basilea 2 ha bisogno di rinascere in altra
forma, si sta così iniziando a pensare ad una nuova Basilea 3.
Per Giacomo Neri, partner di PricewaterhouseCoopers Financial Services
Basilea 2 ha migliorato la valutazione dei rischi e della
patrimonializzazione di banche ed imprese, avvicinando così le analisi
alla realtà economica. Per ovviare i problemi della pro-ciclicità dei
coefficienti e delle agenzie di rating, secondo Neri, va rinforzata la
responsabilità delle banche attraverso un’attività sistematica di risk
management, stress test, vigilanza dell’internal audit e dei regolatori
locali. Pilastro di Basilea 3 dovrebbe essere l’istituzione di un’agenzia
indipendente, sovranazionale, che sviluppi attività di rating, superando
così i conflitti di interesse presenti con Basilea 2.
Anche Romeo Battaglia, partner di Simmons & Simmons, è d’accordo
sull’istituzione di un’agenzia sovra-governativa che monitori e
ponderi meglio l’entity in questione, misurandola sulla base del
rapporto classico capitale/debito. È invece più severo sulle falle del
rating, secondo Battaglia infatti, la crisi attuale dimostra che è sempre
lo stato il prestatore di ultima istanza ed auspica come soluzione la
possibilità di tornare ad una maggiore divisione per soggetti.
Per Davide Boglietti, gestore delle relazioni europee di Anima Sgr, con il
passaggio a Basilea 3 si rischia di passare dalla trasparenza all’eccessiva
discrezionalità. La vera sfida di Basilea 3 dovrebbe essere quella di
modificare con flessibilità la valutazione degli asset in situazioni di
liquidità ridotta tramite aggiustamenti anti pro-ciclicità ma cercando
di conservare la massima trasparenza sul rischio tramite un rafforzamento
del rating interno e del risk management. Secondo Boglietti, la vera causa
della crisi è stato l’uso eccessivo della leva finanziaria, che a lungo
andare ha moltiplicato le perdite.
Anche Davide Contini, partner di Dewey & LeBoeuf, concorda sull’uso
eccessivo della leva finanziaria; ma secondo quest’ultimo, dietro all’enfasi
di una nuova Basilea 3 si nasconderebbe la voglia dello stato di rimettere
la mani sulle banche e sulla finanza. Contini aggiunge inoltre che l’idea
di un’agenzia di rating sovra-nazionale non porrebbe fine ai conflitti
di interesse presenti attualmente, in quanto con la nuova agenzia si
passerebbe ad una valutazione politica di un titolo e chi lo fa potrebbe
avere comunque propri interessi in merito.
Da IlSole24Ore del 15/10/2008.
06/10/2008. -
Le banche, attuando le strategie di efficienza dei processi e dei costi,
hanno sviluppato nuovi modelli di servizio per la clientela basati, in
prevalenza, sulla specializzazione dei metodi e dei modelli organizzativi.
Per la clientela rientrante nel target Small Business, segmento intermedio
tra il mondo Retail ed il mondo Corporate, questi nuovi modelli hanno
comportato lo sviluppo di una serie di processi sostenuti da automatismi
predefiniti volti a massimizzare sia l’efficienza che i tempi di
risposta.
Il processo di erogazione del credito è stato sicuramente uno degli
ambiti di maggiore intervento, dove efficienza ed ottimizzazione dei costi
si devono combinare con l’adeguatezza della valutazione e qualità dell’erogazione.
Su queste linee evolutive si è inserito l’impatto di Basilea 2. Le
banche che intendono implementare i metodi basati sulle misure interne di
rating, hanno sviluppato dei metodi di stima del rischio proprio per
questa tipologia di clientela.
11/09/2008. -
Il miglioramento del rating è determinato dal miglioramento dei dati che
alimentano i modelli di rating come ad esempio i dati di bilancio, i dati
andamentali ed i dati qualitativi e settoriali; il problema principale sta
nell'individuare la coerenza e le priorità tra le diverse categorie di
dati.
Una volta create le condizioni per il miglioramento del rating, bisogna
individuare le azioni con maggiore impatto su questo. Le azioni possibili
sono riconducibili a leve finanziarie, leve economiche e patrimoniali e
leve gestionali, come in dettaglio nella seguente tabella:
Leve finanziarie |
Struttura finanziaria |
Riduzione della leva finanziaria mediante aumento dei
mezzi propri |
Allungamento delle scadenze del debito: da breve
termine a medio-lungo termine |
Creazione di una riserva di liquidità |
Riduzione del capitale circolante rispetto al
fatturato |
Cessione di crediti pro-soluto |
Costo del debito |
Riduzione degli oneri finanziari mediante gestione del
rischio di tasso di interesse |
Riduzione degli oneri finanziari mediante efficienza
di tesoreria |
Gestione della tesoreria |
Eliminazione scoperti di conto |
Riduzione insoluti su portafoglio di effetti
commerciali allo sconto |
Riduzione/movimentazione rapporto tra utilizzato e
accordato |
Leve economiche- patrimoniali |
Aumento della redditività |
Riduzione costi/aumento ricavi |
Contenimento crescita asset fissi |
Restrizione a piani di investimento |
Leve gestionali |
Fattori qualitativi |
Governance aziendale |
Organizzazione aziendale |
Prodotti e struttura distributiva |
Concentrazione clienti |
Struttura produttiva |
Concentrazione fornitori |
Rischi operativi |
Fonte "Il Sole 24 Ore - Guida pratica a Basilea
2", Giugno 2007
Ogni azienda reagisce in modo diverso alle diverse leve; spesso le
priorità vengono individuate in maniera intuitiva, talvolta invece i
risultati attesi dall'utilizzo di una specifica leva non si traducono in
miglioramenti significativi di Pd. Per questo è importante utilizzare un
sistema di autovalutazione del rating che orienti l'utilizzo delle leve
disponibili; l'aspetto realmente determinate, in ogni caso, è che
l'impresa introduca la logica del rating nei processi di pianificazione
aziendale.
27/08/2008. -
Il momento della finanza, più direzionale e strategico, e quello della
tesoreria, più operativo, sono tra loro strettamente collegati. La
tesoreria è infatti il crocevia dei flussi finanziari; se questa non è
adeguatamente organizzata, le strategie finanziarie perdono sia di
efficacia che di credibilità con ripercussioni anche sull’attività
propria dell’azienda che rischia di ritrovarsi nell’impossibilità di
finanziare operazioni di normale amministrazione.
Il rating è la sintesi tra finanza strategica, bilancio e indicatori
qualitativi, e di finanza operativa, indicatori andamentali.
L’impatto di una tesoreria ben organizzata è quello di una preventiva
identificazione delle necessità finanziarie, che si rispecchia poi in una
maggiore probabilità di successo nella richiesta di nuovi finanziamenti o
affidamenti. Il rapporto banca-impresa si sta professionalizzando e
spersonalizzando e le condizioni praticate si stanno sempre più
differenziando in funzione del grado di rischio dell’azienda. Basilea II
è un importante acceleratore di questo percorso: per la determinazione
del rating la tesoreria avrà un ruolo cruciale. I dati qualitativi e i
dati andamentali costituiscono la base informativa del processo di early
warning per la pronta identificazione delle posizioni da monitorare con
attenzione. Tra gli indicatori andamentali ci sono alcuni indicatori
tipici di tesoreria, come gli sconfinamenti di fido e la movimentazione
dell’utilizzo: dunque la tesoreria contribuirà direttamente al presidio
del rating aziendale, alla disponibilità di credito, al suo costo.
09/07/2008. -
La prima decisione di
finanza strategica riguarda l'individuazione della struttura finanziaria
ottimale, definita innanzitutto come Leva finanziaria (rapporto tra debiti
onerosi e mezzi propri).
Definita la leva finanziaria, le altre decisioni da prendere sono:
-) Mantenimento o meno di una riserva di liquidità costituita da
attività finanziarie prontamente liquidabili (rapporto debiti finanziari
lordi/debiti finanziari netti),
-) Smobilizzo di asset (riduzione dell'attivo patrimoniale) versus
accensione di debiti finanziari,
-) Composizione per scadenza del debito oneroso tra medio/lungo termine e
breve termine.
I punti rilevanti per la decisione sulla leva finanziaria sono due:
-) Qual è la remunerazione dei mezzi propri con cui confrontare il costo
del debito?
Come dimostrato dall'elevato indebitamento della aziende italiane,
l'aumento di mezzi propri è spesso una fonte limitata, così come
limitato è l'apporto degli utili non distribuiti, vista la bassa
redditività. Il costo del capitale quindi non aiuta a determinare la
struttura finanziaria ottimale nella piccola e media impresa.
-) Qual è il livello di indebitamento che viene giudicato rischioso dai
finanziatori?
I livelli ritenuti normali dalle banche variano per settore industriale e
fase del ciclo macro-economico, in funzione del rischio di business. Un
indicatore di sintesi del rischio di business è l'Ebitda o possibile
volatilità futura del margine operativo lordo.
Gli indici descritti aiutano l'impresa a capire come è posizionata in
termini di leva finanziaria, ma rappresentano delle indicazioni parziali
sulla coerenza tra livello di indebitamento e situazione economica e
patrimoniale dell'azienda.
Il rating consente invece all'impresa di sintetizzare in un numero,
la Pd, il livello di rischio percepito dai propri finanziatori ed il
livello di rischio aziendale. L'analisi del merito del credito attraverso
il rating consente non solo di definire un livello massimo sostenibile di
indebitamento, ma anche di graduare il giudizio sulla rischiosità
aziendale ed in sostanza di decidere fino a che livello aumentare la leva
finanziaria.
09/06/2008. - A partire dal presente, lo staff redazionale di
Top Value dedicherà una serie di interventi all'analisi del rinnovato
ruolo strategico della finanza aziendale. Il professionista che volesse
partecipare a questa analisi, può inviare il proprio contributo via mail. - N.D.R.
La prassi organizzativa aziendalistica
italiana, ha relegato spesso l'area Finanza a parte conclusiva dei
cicli attivi e passivi. Tale attività si palesa nell'esecuzione operativa
di incassi e pagamenti attraverso le forme e modalità attive e concordate
con i vari stakeholder dell'azienda. In questo contesto, i
rapporti tra impresa e banca, comprese le aperture di linee di credito,
sono stati spesso tessuti su conoscenze personali e informali tra
l'imprenditore e gli esponenti di filiale dei vari istituti di
credito. Basilea 2 punta a smantellare questa consuetudine in favore di
rapporti basati sulla trasparenza e premianti per le gestioni oculate ed
equilibrate. Anche per questo motivo, è sempre più sentita
l'esigenza di una gestione proattiva della finanza aziendale, in grado di
minimizzare i costi e in grado di ottimizzare la coerenza tra fonti di
finanziamento ed impieghi, con attenzione anche alle forme di
finanziamento alternative.
09/05/2008. Con l'entrata in vigore di Basilea2, le aziende sono
chiamate a dotarsi di strumenti e approcci che possano facilitare la
comprensione e la gestione del rating, maggiore leva per l'accesso
al credito.
I sistemi di programmazione e controllo
tradizionali, alla luce delle nuove esigenze possono in alcuni casi
risultare deficitari, perchè troppo spesso incentrati alla misurazione
del valore nel breve periodo.
E' quindi auspicabile che le aziende si dotino
di strumenti e modelli che le mettano in grado di:
-) valutare ogni scelta strategica anche per
l'impatto di questa sul rating aziendale
-) implementare o migliorare il sistema di
Budgeting e Forecasting, collocandolo all'interno di un modello di
pianificazione strategica di medio periodo
-) implementare un sistema di pianificazione
finanziaria
-) valutare e gestire i dati qualitativi
aziendali
-) autovalutare il merito creditizio.
Le aziende carenti in questi aspetti, si
troveranno a subire le novità introdotte da Basilea2, mentre quelle che
saranno in grado di gestirli, potranno innanzitutto migliorare la gestione
aziendale, e successivamente potranno confrontarsi con gli istituti di
credito per ottenere le migliori condizioni per l'accesso al credito.
16/04/2008. Perchè un'azienda dovrebbe
valutare il proprio rating autonomamente? Le motivazioni in realtà sono
diverse. Misurare il rating a consuntivo, permette all'azienda di
capire come essa viene valutata dalle banche e di conseguenza permetterà
di negoziare meglio le condizioni di credito concesse. Nell'esaminare
autonomamente il rating, l'azienda stessa capirà inoltre quali sono i
propri punti deboli, sui quali dovrà cercare di migliorare e quali sono
invece i punti di forza, da consolidare valorizzare adeguatamente. Solo in
questo modo l'azienda potrà, alla luce dei nuovi parametri di valutazione
del merito creditizio introdotti con Basilea 2, gestire il proprio
rapporto impresa-banca senza doverlo subire incondizionatamente.
Saper valutare il proprio rating, può servire
inoltre a confrontarsi anche con i propri competitors, attraverso una
analisi comparata all'interno dello stesso settore di attività.
L'azienda che saprà misurare il proprio
rating, potrà applicare tali analisi anche ai prospetti previsionali, in
modo da poter gestire dinamicamente l'andamento dello stesso, sia
attraverso la scelta ragionata delle politiche di chiusura dei bilanci (e
relative scelte di principi contabili) sia attraverso l'analisi del merito
creditizio collegata alle diverse scelte strategiche aziendali. Un esempio
riferito al primo aspetto, potrebbe essere rappresentato dalla adozione o
meno dei principi contabili internazionali.
03/03/2008. A distanza di un paio di mesi dall'entrata in
vigore di Basilea2, le banche sembrano ottimiste e sostengono che nel breve termine, non
si avranno sostanziali riduzioni di credito erogato alle imprese, ne aumenti dei tassi.
Tuttavia, alcune categorie di aziende, potrebbero nel medio periodo trovarsi a dover
gestir considerevoli peggioramenti delle proprie condizioni bancarie. Si tratta delle pmi
sottocapitalizate e delle pmi in fase di contrazione di fatturato. Per queste aziende,
andrebbero creati degli strumenti ad hoc, pensati per le aziende operanti in settori in
particolare difficoltà, come possono essere ad esempio le aziende presenti sui mercati
globalizzati. Diversamente, molte di queste realtà troveranno nei prossimi anni
condizioni bancarie molto peggiorate rispetto ad oggi.
05/02/2008. Da recenti indagini svolte su un campione di 200mila pmi italiane e sui
loro bilanci, si è potuto osservare un trend di miglioramento degli equilibri
patrimoniali e dei livelli reddittuali. Questo miglioramento, deriva in parte da
aspetti congiunturali, in parte dallo stimolo indotto da Basilea2 sugli
imprenditori a migliorare gli equilibri delle proprie aziende e i rapporti impresa-banca.
La nuova regolamentazione internazionale richiede infatti alle aziende di essere
maggiormente trasparenti e comunicative, di aumentare la redditività, e di
contenere l'indebitamento e la sottocapitalizzazione. Tali miglioramenti, si sono
registrati soprattutto nelle piccole imprese (fino a 10 mil. di fatturato).
La percezione del merito creditizio, una volta entrata a far parte del patrimonio
culturale aziendale, è spesso utilizzata dalla stessa azienda per valutare i propri
clienti. Questo ha portato ad una riduzione dei casi di perdita su crediti e dei relativi
accantonamenti a fondo rischi su crediti.
07/01/2008. Dopo il rinvio del 2007 entra ufficialmente in vigore Basilea 2, ma senza
tagli netti con le consuetudini passate e con un avvio lento e graduale delle nuove
metodologie. Ad oggi nessuna banca ha ancora ottenuto l'autorizzazione da Banca d'Italia
per poter utilizzare il rating interno avanzato sul piano patrimoniale e quindi il 2008 si
avvierà ancora con l'adozione del metodo "standard" (basato su rating esterni e
per le imprese senza rating sui coefficienti patrimoniali di basilea1). Il processo di
concentrazione e acquisizione nel sistema bancario italiano degli ultimi anni e le
conseguenti riorganizzazioni per poter adottare a livello di gruppo lo stesso modello per
basilea 2, ha contribuito a rallentare l'approvazione dei sistemi di rating avanzato per
basilea 2. Nel corso del 2008, Banca D'Italia procederà ai riconoscimenti dei sistemi
interni di rating con istanze formali di autorizzazione. Fino a quel momento, le Pmi
italiane non dovrebbero risentire di particolari variazioni sul costo del credito.
Anche per le agenzie di rating esterno il percorso di certificazione non è facile.
Attualmente Banca D'Italia ha concesso il riconoscimento di ECAI (External Cerdit
Assesment Institution) solamente a Moody's e Fitch, mentre per Standard&Poor's tale
riconoscimento è atteso entro poche settimane.
20/12/2007. Con l'introduzione di Basilea 2, i fondi di private equity potrebbero
trovarsi a rivestire un ruolo fondamentale nella crescita e per la redditività delle
aziende italiane. Uno dei aspetti patologici caratterizzanti le pmi italiane,
è sicuramente la sottocapitalizzazione, dovuta in maggior parte al ricorso delle
aziende all'indebitamento bancario multi-fido a breve termine (ottenere poco da tanti
istituti) e al ricorso alla fideiussione personale dell'imprenditore a garanzia di
finanziamenti bancari. Il disequilibrio tra capitale proprio e capitale di debito è uno
degli aspetti patrimoniali maggiormente penalizzanti ai fini del rating di Basilea2. Il
private equity, apportando capitali freschi in azienda, può riportare in equilibrio il
rapporto tra debt ed equity, spostando a medio lungo l'indebitamento di
breve termine, offrendo quindi all'azienda l'opportunità di migliorare il proprio rating
e di migliorare la propria redditività.
05/11/2007. Da una ricerca condotta dal Crif e Università Cattolica di Milano, sono
emersi i primi giudizi degli imprenditori su Basilea 2.
Non solo le banche, ma anche gli imprenditori hanno delle aspettative dall'accordo
interbancario di prossima entrata in vigore, a partire da una maggiore attenzione agli
aspetti qualitativi, che esprimono il valore dell'impresa in termini di prodotto,
innovazione e servizi, unitamente ad un minor rilievo, all'interno del processo valutativo
del merito creditizio, delle garanzie reali. Inoltre dallo studio sul rapporto tra le
banche e le piccole e medie imprese, è emerso che sebbene la banca sia la fonte naturale
delle informazioni sul sistema di valutazione del merito creditizio, in realtà
almeno il 50% delle Pmi necessiterebbe di maggiori informazioni a riguardo e comunque non
ha avuto specifiche spiegazioni sul concetto di rating. Gli aspetti sui quali sono
intervenute le aziende italiane che stanno cercando di adeguarsi, riguardano soprattutto
aspetti comunicativi: documenti informativi più completi, utilizzo di nuovi software.
Meno evidenti sono stati fino ad ora gli interventi più onerosi per l'imprenditore, quali
aumenti di capitale e consolidamento del debito.
Infine, dalla ricerca emerge che oggi sono i consulenti aziendali i soggetti vicini
l'imprenditore che maggiormente trasmettono cultura e le informazioni utili
all'adeguamento del profilo aziendale ai parametri di valutazione di Basilea2. Le banche
sono solo al quarto posto, dopo anche stampa e associazioni di categoria.
Da IlSole24Ore - Lunedì 15 ott 2007
04/10/2007. In vista dell'imminente entrata in vigore dell'accordo Basile2, Bankitalia
sta lavorando al riconoscimento ufficiale delle agenzie di rating che con le loro
valutazioni esterne concorreranno al calcolo del requisito patrimoniale per le banche che
utilizzeranno il metodo standard. I requisiti approvati dal Comitato di Basilea e dal CEBS
( Commitee of European Banking Supervisors) per le agenzie che vorranno essere
riconosciute
come ECAI (External Credit Assessment Institution) sono basate su criteri di:
obiettività, indipendenza, accesso internazionale del rating e trasparenza, divulgazione
delle informazioni sulle metodologie di valutazione e assegnazione del rating, risorse
finanziarie adeguate, credibilità e accettazione da parte del mercato.
In Italia, gli istituti in grado di utilizzare il metodo IRB sono solo la minoranza
rispetto agli istituti che utilizzeranno il metodo standardizzato. Per questo motivo
le agenzie che saranno di rating esterno che saranno riconosciute come ECAI, avranno un
ruolo fondamentale nella determinazione dei requisiti patrimoniali nell'ambito
della determinazione del rating Basilea2.
Attualmente Banca d'Italia ha rilasciato i primi due riconoscimenti ufficiali a Moody's e
Fitch, mentre sono ancora in attesa del via libera Standard & Poor's e la canadese
DBRS.
Da IlSole24Ore
06/09/2007. L'applicazione da parte delle banche delle regole imposte da
Basilea 2, porterà nelle imprese la necessità di saper gestire il proprio rating e la
propria capacità relazionale, legata al miglioramento della qualità e della completezza
delle informazioni scambiate con gli istituti bancari. Il numero e la frequenza delle
interazioni biunivoche impresa banca aumenterà progressivamente, al servizio dell'analisi
operativa (qualitativa) svolta dalla banca. In questo ambito, assumerà un ruolo centrale
la pianificazione integrata strategica di medio lungo periodo, non ancora sufficientemente
diffusa nella prassi organizzativa delle pmi italiane. Oggi, ancora troppo spesso la
pianificazione è incentrata su orizzonti di breve periodo, e non vengono
considerate variabili esogene come l'andamento del mercato. Per poter gestire il proprio
rating, anche in visione prospettica, le aziende dovrebbero essere in grado di
individuare preventivamente l'impatto delle strategie di medio lungo termine sul proprio
credit risk. Per poter pervenire a questo risultato, è necessaria una capacità di
previsione a medio lungo termine integrata, ovvero che consideri sia le variabili
economiche, patrimoniali, finanziarie e di sviluppo. In questo modo l'azienda
potrà, attraverso la creazione di tutti gli scenari ipotetici, individuare attraverso una
analisi what-if la strategia ottimale. Allo stesso tempo potrà definire preventivamente,
con i propri istituti di riferimento, le dimensioni e le tipologie di affidamento bancario
più adeguate. Alle aziende è richiesto un salto culturale elevato. Spesso il processo di
pianificazione strategica richiede l'intervento di professionalità esterne. In altri
casi, l'adozione di strumenti software dedicati, è sufficiente per ottenere ottimi
risultati, sia sul piano gestionale sia quindi sul rating e sul pricing dei servizi
bancari per l'impresa.
06/08/2007. Con l'introduzione di Basilea 2, gli istituti di credito dovranno
modificare le loro politiche commerciali in modo da poter ottimizzare i rendimenti del
capitale investito. In base alla funzione di ottimizzazione dei rendimenti che ogni banca
adotterà in relazione alle nuove politiche di concessione e pricing sui finanziamenti
introdotte da Basilea 2, si delineeranno anche possibili evoluzioni delle politiche di
marketing degli stessi istituti. Gli aspetti sui cui si concentrerà il marketing delle
banche saranno: il Pricing Grid (griglia di prezzo) sulle
condizioni, che dovrebbe spostare il pricing dei servizi bancari da una valutazione spesso
soggettiva ad una oggettiva, riferita a condizioni standard di riferimento, con tariffe
massime e minime espresse che potranno variare in base alla performance dell'azienda.
Quindi, attraverso al rating, il pricing dei finanziamenti sarà determinabile a
priori e confrontabile in maniera chiara tra banca e banca; il rapporto con i consorzi
di garanzia e le associazioni di categoria; il tentativo di ridefinirsi come
"banca di riferimento" per il cliente, anzichè come banca
"marginale", perchè a parità di condizioni, più forte sarà il legame
commerciale con la banca, maggiori saranno le possibilità che il prezzo della singola
operazione possa essere inferiore al rischio effettivo della stessa. La
presenza di una
banca di riferimento, ridurrebbe anche la l'impatto sul rating della volatilità dei
dati andamentali, grazie al consolidamento del rapporto conoscitivo tra banca e impresa.
Questi aspetti disincentivano il multi affidamento, promuovendo la convenienza a
canalizzare flussi di lavoro su pochi istituti.
Il Pricing Grid, comporta, da parte delle banche, una
valutazione delle condizioni proposte ad un cliente in riferimento al complesso della sua
posizione. Questo sposterà l'attenzione dalla singola operazione da finanziare al
concetto di Raroc (Risk Adjusted Return on Capital) che riguarda appunto il rapporto nel
suo complesso. Lo scambio informativo impresa-banca e il pricing dei servizi bancari, si
focalizzeranno sul complesso di tassi e condizioni applicati in relazione al rischio
associato alla posizione creditizia del cliente e non sul prezzo o sulla singola
commissione per la singola operazione.
09/07/2007. La determinazione delle condizioni bancarie è una operazione complessa
che richiede sia buona capacità organizzativa, sia buona conoscenza del mercato di
riferimento. La prima è riferita alla capacità di valutare e gestire le variabili
interne dell'azienda (endogene), facilmente misurabili e gestibili; la seconda è invece
riferita alla capacità di gestire le variabili esterne all'azienda (esogene) notoriamente
di più difficile misurazione, che possono determinare condizioni favorevoli, sfavorevoli
e di rischio per l'azienda.
Attraverso l'introduzione di Basilea II, ed in particolare con il l'adozione
dell'approccio IRB, le banche si impegnano a determinare la probblità di
insolvenza delle aziende che intendono finanziare. Il sistema di Pricing Risk
Adjusted, è il processo logico attraverso il quale vengono stabilite regole e
algoritmi di calcolo che consentano di pervenire alla determinazione di un prezzo che
includa la quantificazione del rischio di credito sia esterno che interno.
Pervenire ad uno strumento di pricing efficiente non è semplice, in particolare
in riferimento alla valutazione delle variabili esogene, quali la Pd, Pdn multiperiodali,
Lgd ed Ead. Inoltre, nel processo di pricing non è possibile prescindere da
qualche valutazione soggettiva che rimarrà forzatamente lasciata alla valutazione del
gestore.
Per questi motivi, almeno nei primi anni di introduzione di Basilea 2, uno strumento di
questo tipo sarà più indicato non come strumento prescrittivo, ma come ausilio alla
decisione di erogazione e a determinarne un prezzo congruo.
04/06/2007. La composizione delle fonti di finanziamento e l'equilibrio patrimoniale
sono tra i fattori rilevanti nella determinazione del rating delle aziende.
Le pmi italiane, sono tendenzialmente meno capitalizzate delle pmi dei principali Paesi
europei. Inoltre, per motivazioni connesse alla storia del sistema finanziario italiano,
la composizione del debito evidenzia che le imprese italiane fanno maggiormente ricorso al
finanziamento bancario.
Con lo sviluppo dei mercati finanziari, soprattutto per le imprese più strutturate
è stato possibile accedere a forme di finanziamento "ibride", ovvero intermedie
tra il debt e l'equity. Solo recentemente questi strumenti hanno
iniziato ad essere disponibili anche per le piccole e medie imprese italiane. Gli ibridi
di patrimonializzazione si suddividono in base al loro contenuto di patrimonio e di
debito. Il primo è tanto maggiore quanto maggiori sono: la permanenza dei fondi
nell'impresa, la capacità di alleggerire i flussi finanziari d'azienda in uscita in
presenza di tensioni economico-finanziarie ( ad esempio subordinare la remunerazione dei
finanziatori al buon andamento dell'azienda e più precisamente subordinarlo al rispetto
di precisi indicatori di gestione), la capacità di assorbimento delle perdite (che
dipende dal grado di subordinazione dello stesso rispetto ai rimanenti debiti in caso di default
del prenditore).
Lo strumento subordintao più conosciuto è al momento il finanziamento mezzanino,
diffusosi nel mercato del M&A.
Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione, hanno un'influenza positiva sul senior
rating d'azienda in quanto presentano caratteristiche proprie dell'equity,
mantenendo la deducibilità fiscale degli interessi passivi.
07/05/2007. Si definiscono informazioni andamentali, tutti i dati considerati da una
banca riferiti ad un'azienda, relativamente a come essa si è relazionata con la
banca stessa e con il sistema bancario nel suo complesso. L'analisi andamentale, fa
riferimento a due diverse tipologie di fonti informative:
- Esterne, inerenti ad una pluralità di intermediari;
- Interne, basate su dati storici che l'istituto possiede in relazione al rapporto con il
cliente oggetto di valutazione.
Tra le fonti esterne, rivestono un ruolo rilevante le "Centrali Rischi", che
forniscono informazioni sulla posizione creditizia dei soggetti che ricorrono al
credito. Le centrali rischi possono essere sia pubbliche che private. Tra le prime, la
C.R. gestita da Banca D'Italia per importi superiori a € 75.000,00 e per sofferenze
superiori a € 250,00 e la C.R. gestita dalla Sia, per finanziamenti inferiori a
€ 75.000,00. In queste C.R., sono raccolte tutte le informazioni relative al rapporto
tra il soggetto che accede al credito e il mondo bancario, con particolare riguardo
agli affidamenti a breve e a medio termine, all'utilizzo degli affidamenti, agli
sconfinamenti, alle garanzie ecc. Tali dati sono disponibili con cadenza mensile con
ritardo di un mese.
Le C.R. private ( Sic, Sistemi di Informazioni Creditizie), scambiano invece informazioni
sui finanziamenti di importo inferiore a € 30.00,00.
Le informazioni interne, sono quelle provenienti dalla movimentazione dei conti,
dalle procedure interne che includono la gestione della posizione degli affidamenti, delle
garanzie e l'analisi delle prestazioni dell'eventuale portafoglio effetti presentato. Per
poter correttamente interpretare questi dati, è spesso utile costruire indicatori
sintetici: utilizzo/accordato, sconfinamento/accordato, giorni di sconfinamento, rotazione
degli utilizzi; oppure analizzare le voci che fanno riferimento a rapporti critici
che possono rilevare situazioni di anomalia, come gli assegni impagati, la
percentuale degli insoluti di portafoglio, l'eventuale morosità nei pagamenti.
26/04/2007. Numerose imprese non bancarie adottano nella
loro politica di affidamento commerciale della clientela o di valutazione della solidità
dei fornitori, strumenti di rating. In alcuni casi, la banca può assistere i propri
clienti nel potenziare gli strumenti di valutazione dei rispettivi clienti e
fornitori, per far si che l'azienda sia in grado di raggiungere una maggiore
correlazione fra le condizioni commerciali di vendita e il rischio di controparte.
Le analisi che vengono svolte sul fatturato di un'azienda, sono quelle tipiche effettuate
su un portafoglio prestiti:
-) Il grado di concentrazione e diversificazione del fatturato;
-) l'analisi della distribuzione del fatturato per fasce di rischiosità di clientela;
-) il livello di correlazione fra condizioni di vendita e rischio controparte.
Ai i clienti principali, con l'aiuto della banca, l'impresa può assegnare un rating con
sistemi analitici approfonditi basati su informazioni pubbliche finanziarie e qualitative.
In ogni caso, la banca potrà trasferire del know-how su come strutturare un sistema di
valutazione, ma in nessun caso trasferirà informazioni interne. Sulla base di questa
analisi sui clienti, l'azienda potrà porre in atto delle politiche commerciali volte a
limitare il rischio di credito derivante da clienti poco affidabili (ad esempio richiesta
di pagamento in contanti per clienti più rischiosi), o a premiare e fidelizzare i clienti
affidabili (ad esempio applicare uno sconto o concedere dilazione alla clientela migliore,
investment grade).
La gestione del rischio del credito, può portare in azienda dei consistenti vantaggi in
termini di liquidità, inoltre, coinvolgere gli istituti bancari di riferimento,
potrebbe comportare anche un miglioramento alle condizioni applicate nella gestione di
fidi autoliquidabili.
10/04/2007. La valutazione da parte delle banche degli aspetti quantitativi,
qualitativi ed andamentali delle aziende porta alla definizione di tre diversi scores.
Il passaggio successivo, la determinazione del merito del credito, avviene
generalmente adottando due approcci: Approccio Classico - il punteggio viene
suddiviso in una serie di intervalli definiti a priori, identificabili con le classi di
rating; Approccio inferenziale - il punteggio viene suddiviso in intervalli definiti
empiricamente in modo da ottenere classi di rating più coerenti rispetto al fenomeno
osservato. Una volta determinato il rating, gli istituti di credito devono abbinarvi una
determinata pd in base ad una o più delle seguenti tecniche:
-) Esperienza interna di default: la stima della Pd avviene in base ai dati dati sui
default desunti dalla esperienza interna della banca;
-) Mapping con dati esterni: le banche classificano le proprie esposizioni in base a scale
di rating impiegate da agenzie di rating esterne;
-) Modelli statistici: la Pd viene stimata come media semplice delle stime di Pd per
i singoli debitori assegnati ad una certa classe di merito.
Una volta quantificata la Pd, è necessario effettuare dei test per verificare la
performance e la stabilità nel tempo dei risultati prodotti. A questo scopo vengono
effettuate delle analisi di backtesting, che consistono nell'applicare il modello
almeno 12 mesi prima della mensilità più recente disponibile nei sistemi della banca, in
modo da poter confrontare la previsione fatta 12 mesi prima,con lo stato attuale della
controparte. Queste analisi, devono essere replicate su diverse mensilità per ottenere
evidenza storica della performance dei modelli di rating nel tempo.
Da IlSole24Ore (Guida pratica a basilea 2, modulo 1) novembre 2006.
26/03/2007. Sia l'analisi della
probabilità di default nel breve termine, sia quella della probabilità di sopravvivenza
nel medio-lungo termine, possono fornire numerose informazioni all'imprenditore in termini
di valutazione del valore commerciale d'azienda, soprattutto in riferimento alla
determinazione del premio per il rischio economico e di credito. Per questo motivo, la
gestione del rating aziendale, può essere uno strumento dell'imprenditore per introdurre
un percorso di ottimizzazione del valore d'azienda. E' ipotizzabile che presto
ragionamenti integrati fra determinazione di rating e valutazione d'azienda diventeranno
prassi per banche, aziende e consulenti d'azienda. In questo senso, acquisterà
maggiore importanza anche l'analisi di benchmarking relativa al posizionamento
competitivo dell'impresa rispetto alle aziende concorrenti dello stesso settore e
l'individuazione condivisa fra banca e impresa di un percorso virtuoso di sviluppo in
ottica di creazione di valore economico dell'impresa.
19/03/2007. L'analisi del rating aziendale, oltre che definire
la pd (probabiilità di default) può essere interpretata anche per definire la
probabilità di sopravvivenza dell'azienda. Secondo questa chiave di lettura, si è
osservato un progressivo e continuo declino della probabilità di sopravvivenza di
un'impresa con l'aumento dell'età, in parallelo alla vecchiaia. Ad esempio, una pmi con
rating "A", a dieci anni ha il 98% di probabilità di sopravvivenza, mentre a 50
anni ne ha il 93%. Una pmi con rating "B" ha invece rispettivamente il 54% e il
30% di probabilità di sopravvivenza. Per interrompere questo trend legato all'orizzonte
temporale, è necessaria una adeguata azione manageriale finalizzata ad un progressivo
miglioramento del rating. Ad esempio, se una azienda riuscisse attraverso la gestione a
passare da un rating "BB" ad un rating "A", su base statistica
attuariale, avrebbe la quasi certezza di rimanere in vita nei successivi 10 anni.
09/03/2007. Aumento del costo del denaro
deciso dalla Bce (+0,25%). La Bce ha aumentato i tassi di un quarto di punto. Il
Tasso Ufficiale di Riferimento passa da 3,5% a 3,75%. Questo aumento, il settimo in 15
mesi, è stato largamente preannunciato e probabilmente sarà seguito da
un'ulteriore aumento tra giugno e settembre che porterà i tassi a sfiorare quota
4%.
06/03/2007. La funzione di
delibera di fido bancario e quella di attribuzione di rating bancario, devono essere
necessariamente separate e devono far capo a soggeti diversi per motivi evidenti di
conflitto di interesse. I sistemi di rating, possono inoltre prevedere, da parte del
valutatore, una modifica al giudizio di rating (l'override). Tale
possibilità è tuttavia limitata a casi particolari puntualmente identificati e
adeguatamente disciplinati nei processi creditizi. Ad esempio, nel Gruppo Capitalia, per
tutte le controparti, l'analista ha il potere di "sovrascrivere" ("to
override") il giudizio di rating, qualora esso non sia percepito in linea con la
situazione del cliente. In pratica, il validatore può modificare il risultato
dell'istruttoria sulla base di valutazioni personali. Se vuole migliorarlo, può farlo solo
entro limiti prestabiliti. Al contrario non esiste limite alla sua facoltà di peggiorare
il giudizio.
Per valutare al meglio le situazioni in cui il giudizio sintetico che deriva dal giudizio
di rating non sia in linea con quello fornito dalla valutazione umana, è nato il Rating
Desk, una struttura che opera per le "eccezzioni" laddove: non sia colto
l'aspetto qualitativo rilevante del soggetto valutato, la presenza di variabili di
bilancio furi norma non consenta l'applicazione di un normale modello per il calcolo dello
score di bilancio, operazioni straordinarie (incorporazioni, fusioni, cessazioni...)
potrebbero aver influenzato sulla determinazione del rischio.
26/02/2007. Il decreto legge n. 297/06, che recepisce le
norme su Basilea2 è stato convertito in legge con alcuni ritocchi e affinamenti.
Particolarmente interessante per le imprese, è la previsione in base alla quale
Bankitalia può disporre che le banche e gli intermediari finanziari, illustrino
gratuitamente, alle imprese che ne facciano richiesta, i principali fattori alla base dei
rating che le riguardano.
19/02/2007. Secondo la definizione contenuta nell'accordo Basilea 2, è
raffigurabile un default quando la banca giudica improbabile, senza il ricorso ad azioni
quali l'escussione di eventuali garanzie, che l'obbligato adempia in toto alle sue
obbligazioni creditizie verso il gruppo bancario.
Un caso indicativo di default è il cosiddetto pass due,
che si ha quando "l'obbligato presenta verso il gruppo bancario crediti scaduti
rilevanti" da oltre 90/180 giorni. Lo sconfinamento e/o la presenza di crediti
scaduti da oltre 180 giorni è rilevante quando, alternativamente: la media delle quote
scadute e/o sconfinanti sull'intera esposizione, rilevate su base giornaliera, nel
trimestre precedente è pari o superiore al 5% o la quota scaduta e/o sconfinante
sull'intera esposizione rilevata a partire dal 180' giorno (di sconfinamento e/o presenza
di crediti scaduti) è pari o superiore al 5%.
12/02/2007. Tra le garanzie personali, la fideiussione è un contratto
attraverso al quale un soggetto diverso dal debitore garantisce l'adempimento del debito.
Tale garanzia, può essere specifica, quando è riferita ad una linea di credito
ben specificata, o generica, quando è riferita a tutti i rapporti di debito in
essere. Il peso delle fideiussioni, sulle stime di Lgd (loss given default), dipende
essenzialmente dal soggetto che l'ha rilasciata, che può essere sia persona fisica, che
giuridica. A questo proposito è importante non solo l'ammontare della garanzia e la sua
natura, ma anche la "qualità" (rating!) del garante. In questo ambito il ruolo
dei CONFIDI, purché allineati rispetto ai requisiti imposti dalla normativa ai garanti,
potrebbe risultare significativo.
05/02/2007. In vigore da Venerdì 2 Febbraio il divieto di costi per l'estinzione
anticipata di mutui casa. E' il primo effetto, sul mercato dei mutui, delle
liberalizzazioni contenute nel decreto legge varato dal governo il 25 Gennaio, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del primo febbraio e in vigore da venerdì, 2 febbraio.
Da quel giorno, il decreto vieta le penali di estinzione
anticipata nei contratti di mutuo. Per i mutui preesistenti che le prevedono, il
decreto prevede che L'Abi e le organizzazioni dei consumatori entro tre mesi dovranno
raggiungere degli accordi sulla riconduzione a equità, concordando la misura massima
dell'importo della penale dovuta in caso di estinzione anticipata o parziale. In caso di
mancato accordo, a decidere sarà Banca d'Italia.
Rimangono imprecise le regole riferite all'applicazione
limitata ai mutui per l'acquisto della prima casa, inoltre l'eliminazione delle penali
riguarderà solo le banche e non le finanziarie o gli altri soggetti che erogano mutui.
Finora l'Italia era in ritardo sugli altri paesi europei, con
un tasso di estinzione anticipata sempre basso rispetto ad altri Paesi europei, sebbene
negli ultimi anni sia andato aumentando. Questo Decreto Legge dovrebbe contribuire a
sviluppare un "mercato di sostituzione dei mutui", che per i clienti si
tradurrà nella possibilità di adeguare i loro mutui alle migliori condizioni di
mercato.
Da IlSole24Ore (Plus24) del 03/02/2007.
29/01/2007. Il disegno di legge
sulle liberalizzazioni approvato il 26/01/07 dal Consiglio dei Ministri dichiara nulle le
clausole di massimo scoperto, limitando l'applicazione del maggior prelievo solo al
superamento del tetto massimo di fido e all'effettivo periodo di sforamento. Qualora
entrasse in vigore questa legge, verrebbe rimosso d'ufficio quello che è un comportamento
delle aziende di credito molto stigmatizzato dalle associazioni dei consumatori, inoltre,
il tasso di massimo scoperto rientrerebbe nel calcolo del tasso di usura. Tutto questo
potrebbe tradursi in un concreto beneficio per chi, azienda o privato, è solito
utilizzare affidamenti bancari. Questo genere di provvedimenti non è ovviamente molto
gradito dalle aziende di credito, anche se, per effetto della concorrenza molti istituti
già non applicano più la CMS.
Da IlSole24Ore del 27/01/2007.
22/01/2007. Per gestire le variabili che determinano e condizionano il merito
creditizio, e di conseguenza i rapporti con gli istituti di credito, le imprese dovranno
sviluppare un processo di comunicazione finanziaria sempre più basato sui criteri di
chiarezza e trasparenza. La comunicazione all'esterno dei "valori" aziendali è
una delle attività critiche della gestione dell'impresa, e lo sarà ancor di più alla
luce dell'entrata in vigore di Basilea 2.
Sono oggetto di una buona comunicazione finanziaria non solo
le informazioni quantitative dell'impresa, ma anche analisi qualitative riguardanti
ad esempio le caratteristiche distintive, il capitale umano, la storia ecc..
L'azienda deve in questo modo riuscire a trasmettere all'esterno quelli che sono i
"valori" aziendali, contribuendo a migliorare l'immagine aziendale, realizzando
un clima di credibilità e fiducia. Un modello di comunicazione così articolato diviene,
inoltre, parte integrante del "reputation management", ossia di quella
attività direzionale che ha lo scopo di creare consenso, sostenendo la public
reputation dell'impresa. In questo modo, le pmi possono valorizzare il rapporto con le
banche, soprattutto se intendono crescere utilizzando le molteplici forme di finanziamento
che il mercato rende oggi disponibile.
Da IlSole24Ore del 18/12/2006.
15/01/2007. E' stato pubblicato
il decreto legge n. 297 del 27 dicembre 2006 recante disposizioni urgenti per il
recepimento delle direttive comunitarie 2006/49/ce e per l'adeguamento dell'ordinamento
interno alla sentenza della Corte di giustizia delle comunità europee del n9 dicembre
2004.
L'articolo 116-bis, inerente le decisioni di rating, stabilisce
che la Banca d'Italia può disporre che le banche e gli intermediari finanziari
autorizzati ad utilizzare sistemi interni per la misurazione dei rischi per la
determinazione dei requisiti patrimoniali, illustrino alle imprese che ne facciano
richiesta, i principali fattori alla base dei rating interni che le riguardano. Gli oneri
connessi alla comunicazione, sono proporzionati al finanziamento.
Dal decreto legge n. 297 del 27/12/2006 pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale"
n.299 del 27/12.
08/01/2007. L'infrastruttura
giuridica di Basilea 2 è già pienamente operativa dal primo gennaio 2007. Dopo il varo
del decreto legge del 22 dicembre e del provvedimento del ministro dell'Economia, Banca
d'Italia ha repentinamente divulgato 592 pagine di nuove istruzioni di Vigilanza che
descrivono dettagliatamente le disposizioni sull'introduzione del nuovo accordo
interbancario per i ratios patrimoniali. In realtà la maggior parte degli istituti
creditizi italiani aderirà al nuovo regime soltanto a partire dal 2008, ma è molto
probabile che due o tre player bancari di grandezza media cominceranno da già da
quest'anno ad utilizzare in via sperimentale le nuove regole utilizzando il metodo
standardizzato (ovvero basato su rating calcolati da soggetti esterni, agenzie di rating)
per la valutazione dei requisiti patrimoniali a fronte della valutazione del credit
risk. Del resto, risultati appena pubblicati dalla Banca d'Italia sul quinto esercizio
di simulazione dell'accordo di Basilea 2, dimostrano che il fabbisogno di capitale
bancario a fronte del solo credit risk, risulta in diminuzione con tutti i nuovi
metodi di calcolo previsti, in confronto al vecchio accordo Basilea 1. Questo dato
dovrebbe motivare gli istituiti creditizi ad adottare quanto prima il nuovo accordo
interbancario.
Da IlSole24Ore del 04/01/2007.
19/12/2006. Basilea2, nella sua
forma di direttiva comunitaria, entrerà formalmente in vigore il primo gennaio 2007, ma
le banche, grandi e piccole, in Italia ed in Europa, inizieranno ad utilizzare i nuovi
requisiti prudenziali solo a partire dal primo gennaio 2008.
Lo slittamento è possibile per l'applicazione del periodo
transitorio previsto da Bruxelles che permette agli istituti di credito europei di
posticipare tutto di un anno. Inoltre, l'adozione del metodo di rating avanzato, non
potrà partire prima del 2008 per incompletezza del quadro normativo. In pratica, con lo
scenario che si è delineato, le banche che vorranno adottare il metodo di rating avanzato
(sistema di rating interno) e quelle che invece pensano di adottare il metodo
standardizzato (utilizzo di rating esterni) partiranno tutte insieme. Questo dovrebbe
contribuire a rendere il sistema più omogeneo e privo di svantaggi o di diversità in
termini di assorbimento di capitale. Da un punto di vista strettamente normativo, entro la
fine dell'anno l'Italia si metterà in regola: è in arrivo un decreto legge di
recepimento della direttiva su Basilea2. A distanza di circa quindici giorni dall'entrata
in vigore di questo provvedimento legislativo, la Banca d'Italia renderà note le norme
definitive su Basilea2.
Da IlSole24Ore del 09/12/2006.
11/12/2006. Il progetto Mac - Mercato Alternativo del Capitale - decollerà nei
primi mesi dell'anno prossimo. Non si tratta di una borsa "ufficiale" ma di un
sistema di scambi organizzati (Sso) promosso e sostenuto inizialmente da un gruppo di
banche e istituzioni, che sarà gestito da Borsa Italiana. Lo scopo è quello di garantire
accesso al mercato dei capitali alle imprese di piccole e piccolissime dimensioni,
assicurando liquidità ad un segmento strategico in Italia come quello delle Pmi.
L'azienda non dovrà predisporre un prospetto informativo, perchè verrà collocata sul
mercato tramite un collocamento privato e Mac sarà inizialmente precluso agli investitori
retail. Per essere quotati su Mac, basterà essere una società per azioni e garantire la
libera trasferibilità dei titoli, farsi certificare l'ultimo bilancio da una società di
revisione iscritta all'albo Consob e quindi rivolgersi a una delle banche sponsor
autorizzate attiva nel territorio in cui opera l'impresa.
Da IlSole24Ore del 05/12/2006.
06/12/2006. Le PMI hanno una
struttura finanziaria ancora debole, orientata soprattutto all'indebitamento bancario e in
particolare a quello di breve periodo. Questo è il quadro che emerge da un'indagine sul
sistema imprenditoriale dell'Emilia Romagna, commissionata dal gruppo Giovani di
Confindustria di Modena alla SDA Bocconi. I ricercatori hanno esaminato i bilanci riferiti
al periodo 2000-2004, di circa 9000 Pmi della regione. Emerge la necessità di aumentare
le dimensioni aziendali, con una gestione più manageriale, che favorisca l'uso di
strumenti finanziari nuovi rispetto al passato. I piccoli e medi imprenditori preferiscono
non condividere la gestione dell'impresa e quindi prediligono la leva del debito al posto
di quella del capitale. Di fronte alle nuove sfide internazionali, però, è necessario un
cambiamento. Le banche, possono dare un contributo importante per favorire una struttura
più equilibrata del debito, ricollocandolo nel medio e lungo periodo.
Da IlSole24Ore del 01/12/2006.
27/11/2006. Le banche non
trascureranno nella valutazione del rating la copertura assicurativa, da parte
dell'azienda di rischi con bassa probabilità di accadimento ma che possono creare gravi
danni al patrimonio aziendale. Circa 6-7 imprese su 10 sono ben assicurate (trasporti,
furti, incendio, responsabilità civile professionale e amministratori, infortuni, ecc.),
ma il rapporto scende a uno a cinque sulla responsabilità civile dei prodotti.
Rivolgersi a un broker in genere comporta risparmi di circa il 10%.
Da IlSole24Ore del 20/11/2006.
20/11/2006. L'industria
italiana sta recuperando terreno. L'elemento nuovo dell'attuale fase congiunturale è dato
dalla constatazione che molte imprese stanno affrontando con successo i problemi
strutturali che in passato avevano minato le potenzialità di crescita del nostro sistema
industriale. Il sistema finanziario italiano deve ancora migliorare, attrezzarsi
maggiormente per essere vicino alle aziende, in patria e all'estero, creando una rete di
punti di contatto (filiali, rappresentanze, joint venture...) nei Paesi dove le imprese
italiane cercano opportunità, soprattutto nei Paesi "difficili" o in fase di
grandi cambiamenti. Occorre inoltre saper finanziare a lungo termine le aziende che hanno
validi progetti di internazionalizzazione, anche se con strutture patrimoniali fragili.
Allo stesso tempo è ugualmente importante la capacità di sostenere l'innovazione, il
fattore di successo per quasi tutti i settori. Nella pratica, questo si traduce per
l'impresa nella capacità di pianificare strategicamente a medio lungo periodo, per
la banca nel saper capire fino in fondo questi piani, per saper valutare al meglio i
cosiddetti intangibili (brevetti, Ict, rapporti, marchi...), alla base della
competitività di molte aziende di successo. Serve uno sforzo di formazione, per capire a
fondo i modelli di business dei clienti, per far evolvere i rapporti banca-impresa,
perchè aumenti la conoscenza e la trasparenza reciproca. In questo contesto, Basilea 2,
se vissuta appunto come momento di reciproca conoscenza e trasparenza, può portare grandi
opportunità per entrambi i partner della crescita.
Da IlSole24Ore del 09/11/2006.
13/11/2006. Uno studio D&B
segnala un leggero miglioramento delle imprese italiane nel rispetto dei termini
contrattuali di pagamento. Le imprese italiane hanno recepito molto bene i dettami di
Basilea 2 e, nonostante in Europa siano fanalino di coda a causa dei ritardi nei
pagamenti, si stanno avvicinando alla media. Rispetto al 2004, quando il ritardo medio nei
pagamenti era di 17,8 giorni, nel primo semestre 2006 si è arrivati a 13,6 giorni.
Da IlSole24Ore del 06/11/2006.
06/11/2006. I risultati di una
elaborazione realizzata per il Sole 24 Ore dall'Aifi, l'associazione di categoria dei
fondi, evidenzia che quasi otto operazioni di private equity su 10 riguardano le Pmi,
ovvero società con meno di 250 addetti e un fatturato sotto i 50 milioni di euro.
Addirittura, il 25% delle operazioni ha riguardato aziende sotto i 10 dipendenti. Il
legame tra Pmi e Private equity potrebbe rafforzarsi alla luce di Basilea 2, quale
alternativa al credito bancario.
Da IlSole24Ore del 18/10/2006.
31/10/06. In
Italia è "bond-mania". Dati Ocse alla mano, gli Italiani per i
loro investimenti prediligono le azioni. In un confronto sugli investimenti delle famiglie
suddivisi per asset class in diversi paesi europei, l'Italia risulta avere una
suddivisione piuttosto bilanciata tra Depositi, Obbligazioni, Assicurazioni vita - Fondi
pensione ed Azioni. Maggior consenso per le azioni e fondi comuni (32,8%), mentre sono
ancora poco premiati i Fondi pensione ed il ramo Assicurazioni vita (17,7%). In
tutti gli altri paesi considerati nell'analisi (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna
ed Olanda), si sono registrate preferenze meno equidistribuite, con il comune ridotto
ricorso ad investimenti in obbligazioni.
Da IlSole24Ore del 30/10/2006.
23/10/06. Basilea
2, le imprese arrancano. Secondo uno studio condotto da Financial Innovations e
dall'Associazione Italiana de Tesorieri, solo l'8% delle aziende medie e piccole conosce
il proprio rating, e nessuna ne adegua le proprie strategie finanziarie. Le aziende
italiane credono, in parole povere, che questi accordi cambieranno tutto per non cambiare
niente. Dal sondaggio risulta che tutte le aziende in esame hanno ricevuto dalle loro
banche un'informazione sul funzionamento di Basilea 2 e sui fattori che in generale
determinano il rating, ma solo l'8% di queste ha percezione del proprio posizionamento di
rating e quel che è peggio è che nessuna di queste prende in considerazione correttivi
strategici nella gestione per migliorarlo. Questo situazione è legata al fatto che
le imprese hanno ricevuto dalle banche un'informazione troppo generica, e per questo
vedono gli adeguamenti a Basilea 2 come aggiustamenti normativi che in fondo non
cambieranno la politica di erogazione del credito e che quindi non alzeranno i tassi di
interesse. A contribuire a questa percezione contribuiscono le banche che stanno facendo
una politica commerciale aggressiva, erogando finanziamenti a tassi vantaggiosi. Tutto
questo a pochi mesi dall'entrata in vigore di Basilea 2.
Il rischio per le Pmi di trovarsi nei prossimi anni un aggravio
del costo derivante dal ricorso a finanziamenti bancari è alto, e non porre in essere
già da oggi una corretta politica di adeguamento ai nuovi parametri è sicuramente
sintomo di miopia programmatica, in quanto risparmiare oggi un intervento conoscitivo e
correttivo, si tradurrà in un aggravio per la gestione finanziaria domani.
Da IlSole24Ore del 13/10/2006.
16/10/06. Al
2009 l'entrata in vigore dei prinicipi Ias/Ifrs. Ad anticiparlo è Gilbert Gelard,
uno dei 14 membri dello Iasb, il gruppo londinese responsabile per la redazione degli
standard di bilancio internazionali. Gelard, prevede che l'intero progetto sarà pronto
per la fine del 2007 ed entrerà in vigore dopo circa due anni. L'obiettivo dello Iasb, è
rivolgersi alle imprese dai 50 dipendenti in su. I costi che deriveranno dall'introduzione
dei principi Ias/Ifrs non saranno certo irrilevanti, ma grazie alla maggiore trasparenza
ed alla comparabilità internazionale, le pmi italiane potranno accedere a mercati
finanziari in maniera più agevolata, anche alla luce dei principi introdotti da basilea
2.
Da ItaliaOggi del 06/10/2006.
09/10/06. Aumento
del costo del denaro deciso dalla Bce (+0,25%).
Giovedì 5 ottobre 2006, la Bce ha aumentato i tassi di
un quarto di punto. Il Tasso Ufficiale di Riferimento passa da 3% a 3,25%. Probabile
un ulteriore aumento entro la fine dell'anno.
03/10/06. Politica comunitaria. Convergenza, competitività e cooperazione gli
obiettivi, 308 miliardi la dotazione finanziaria per gli aiuti regionali per il periodo
2007-2013.
La politica regionale comunitaria 2007-2013 che influenze e
influenzerà l'attività dello Stato e degli enti territoriali ha trovato le sue regole. A
fine luglio, infatti sono approdati sulla <<Gazzetta Europea>> (serie L 210) i
regolamenti generali mentre mercoledì scorso sono state ufficializzate sempre sulla
<<Guce>> (serie L249) le decisioni UE che individuano gli Stati e le regioni
ammesse a beneficiare del finanziamento dei Fondi strutturali nell'ambito dei diversi
obiettivi, nonchè la ripartizione degli stanziamenti.
Da IlSole24Ore del 11/09/2006.
25/09/06. Altri tre miliardi per la nuova 488.
Il vice ministro per il Mezzogiorno, Sergio D'Antoni si
prende l'impegno di aumentare i soldi a disposizione e riuscire ad accettare tutte le
domande che sono arrivate la settimana scorsa per la 488. Entro il 15 settembre sono arrivate 4.167 domande, per investimenti pari a 14 miliardi e 784 milioni di euro.
Complessivamente il sistema delle imprese ha richiesto agevolazioni in conto capitale per
1 miliardo e 586 milioni di euro e finanziamenti agevolati per 4 miliardi e 814 milioni di
euro. Ora bisognerà fare la graduatoria. In base alle norme acquisirà maggiore punteggio
chi ha richiesto meno soldi in conto capitale e di più con il finanziamento agevolato.
Tutta la partita si definirà entro il 15 dicembre: la legge infatti dà due mesi di tempo
al Governo per erogare i finanziamenti. Secondo D'Antoni, anche per il 2007 rimarranno
operative le norme attuali, quindi questo bando sarà un importante banco di prova per
verificarne il funzionamento.
Da IlSole24Ore del 23/09/2006.
14/09/06. Basilea 2. Le Authority limitano l'uso dei
Rating non richiesti.
Anche Banca d'Italia intende limitare l'uso di valutazioni di
Rating non richiesti dalle imprese interessate, al fine di "evitare comportamenti
distorsivi delle agenzie di rating, indotti dall'obiettivo di acquisire nuova
clientela" e perchè i rating non richiesti possono "non riflettere tutte le
informazioni disponibili sul debitore". Tale limitazione riguarderà le banche che
adotteranno il "metodo standard". In una intervista sullo stesso tema, il
Banchiere Gianfranco Imperatori, sostiene la tesi di Banca d'Italia, ma sottolinea
l'importanza dei rating per quelle PMI innovative, in crescita, che con
l’introduzione di Basilea 2 hanno bisogno di valutazioni qualitative, più che
quantitative. Queste, suggerisce Imperatori, potrebbero essere fornite da soggetti
specializzati in imprese medio-piccole, in grado di analizzare la qualità dei progetti
imprenditoriali e che abbiano come clienti esclusivi le banche e non le società
"sotto esame".
Da IlSole24Ore del 25/08/2006 e 30/08/2006, di Riccardo Sabbatini.
13/09/06. Microimprese: Rapporto di Crif - Nomisma.
Un rapporto Crif- Nomisma analizza la solidità dagli operatori
con meno di 10 dipendenti.
Il nuovo studio evidenzia per l’anno in corso un incremento significativo della
rischiosità economico-finanziaria (più 15,45% rispetto l’anno scorso), indicatore
costruito sui comportamenti e le aspettative dei piccoli imprenditori. All’impennata
contribuisce in modo determinante il rischio "esogeno" (+32,39%), cioè quello
derivante dal contesto economico in cui le aziende operano, e al quale è fortemente
legata la tenuta competitiva. Il fattore "endogeno", invece, definito come
rischio di fallimento connesso all’adeguatezza e coerenza di comportamento della
singola azienda rispetto alle dinamiche di mercato in cui è inserita, si va contraendo
(-2,35%), grazie al generale miglioramento nella gestione finanziaria e a un maggiore
equilibrio fra i tempi di incasso e pagamento. Dallo studio emerge che la struttura
dell’indebitamento evolve verso un più marcato bilanciamento a medio lungo termine,
rafforzando la stabilità finanziaria delle microimprese.
Da IlSole24Ore del 04/09/2006, Di Elio Silva.
04/08/06. Mutui, almeno 200 euro in più.
Da IlSole24Ore del 04/08/2006, Daniele Lepido MILANO.
...Sul tema delle imprese lancia invece l'allarme Marco Giorgino, ordinario di
analisi dei sistemi finanziari presso il Politecnico di Milano: "Soprattutto in vista
di Basilea 2, questa tendenza al rialzo dei tassi obbligherà le imprese a migliorare la
propria situazione patrimoniale e la comunicazione con la banca. Oggi le aziende che hanno
un buon rating possono vedersi applicati tassi del 5-5,5 per cento".
03/08/06. Aumento del costo del denaro.
Aumento del costo del denaro deciso dalla Bce (+0,25%). Il Tasso Ufficiale di
Riferimento passa da 2,75% a 3%. Mutui e prestiti più cari, ma anche conti correnti con
tassi base che dovrebbero guardare al rialzo e obbligazioni più redditizie a fronte,
però, di una discesa dei prezzi.
27/06/06. Su Basilea 2
un'alleanza per lo sviluppo. Le strategie per coglierne le opportunità.
Da IlSole24Ore, DI LAURA DI PILLO.
Vincerà chi avrà il coraggio di rinnovarsi, privilegiando trasparenza, capacità
organizzativa e di programmazione. Nessuna rivoluzione copernicana. Basilea 2, rappresenta
un'occasione reale di crescita e modernizzazione solo per chi saprà coglierla. Messaggio
diretto a banche e imprese, ma soprattutto a chi è in ritardo o guarda con timore
all'arrivo delle nuove regole (in vigore dal primo gennaio 2007) sui requisiti
patrimoniali delle banche. ...Basilea 2 è un'opportunità per accelerare il
processo di riequilibrio negoziale tra le parti. Una buona capacità di merito di credito
significa pagare meno il denaro. ...Ci sono delle cose da accelerare, da un lato le
banche devono rendere immediatamente percepibile il vantaggio delle aziende che meglio si
dotano di strumenti per ottenere una buona valutazione. E sono tutti gli strumenti di una
corretta gestione del bilancio, dal un punto di vista finanziario e della dotazione
patrimoniale.
Nella valutazione del rating ci sono componenti quantitative ma anche qualitative,
quest'ultime particolarmente importanti in un contesto produttivo come quello
italiano. ...Chi rischia davvero?
Sicuramente quelle imprese che non riescono a dotarsi di una capacità complessiva propria
di stare sul mercato, quelle aziende sottocapitalizzate, non in grado di prospettare
sviluppo per il futuro, presenza sul mercato, redditività. Queste possono rischiare di
vedersi aumentare il costo del denaro e una riduzione dei crediti.
17/05/06. Italia:sei mesi per evitare il rischio
declassamento.
Da IlSole24Ore, Isabella Bufacchi, MILANO.
Il Governo Prodi ha una manciata di mesi di tempo per riuscire a disinnescare la bomba ad
orologeria del doppio declassamento del rating a lungo termine della Repubblica italiana.
L'outlook negativo, che può durare fino a un massimo di 18 mesi, minaccia la
"AA" di Fitch dallo scorso giugno e la "AA-" di S&P's dallo scorso
agosto. ....Due declassamenti ravvicinati possono tradursi in una spirale di
retrocessioni: al verdetto di Fitch e S&P's seguirebbe prima o poi quello di Moody's e
se i tre outlook dovessero rimanere negativi la riconquista della fiducia dei mercati
diventerebbe un miraggio.L'abbassamento del rating sovrano tra l'altro innesca
automaticamente una cascata di declassamenti di alcune Regioni, enti locali e società
controllate dallo Stato. Con un aumento del costo di raccolta per tutti. Per Fitch sono a
rischio Lombardia, Cagliari, Milano, province di Como e di Grosseto. L'ultima
retrocessione di S&P's colpmilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Toscana,
Valle d'Aosta, Bologna, Brescia, Firenze, Milano, Sesto Fiorentino e Venezia, oltre alle
obbligazioni emesse da Umbria, Marche e Sicilia con oneri a carico dello Stato. Il taglio
del rating Italia trascinerebbe all'ingiù Poste e Cassa depositi e prestiti: Sace questa
volta non sarebbe coinvolta percha valutazione del suo standing è stata a Moody's. Meno
automatica ma non da escludersi, infine, la retrocessione delle cartolarizzazioni dello
Stato come conseguenza del calo del rating sovrano.
10/05/06. Vantaggi Ias per le Pmi.
Da IlSole24Ore, MILANO.
Ias come strumento, e non come fine, di un'azienda matura, che conosce se stessa e sa come
rappresentarsi. Dunque, anche per le Pmi. E con i criteri Ias/Ifrs si è riusciti a
ottenere un'unificazione delle regole contabili internazionali che non è stata ancora
realizzata in Italia nei conti degli enti locali. A parlare è Tommaso Padoa-Schioppa,
candidato numero uno al ministero dell'Economia, intervenuto al convegno "Ias/Ifrs in
Italia" organizzato ieri da "Il Sole-24 Ore", assieme alla società di
revisione Pricewaterhouse Coopers. ...L'illustrazione degli standard contabili
internazionali come veicolo di modernizzazione indirizzato anche alle medie e piccole
imprese è stato l'obiettivo del convegno svoltosi ieri a Milano, nella sede del
quotidiano economico e della società di revisione, in via Monte Rosa 91. Un'iniziativa
itinerante che sarà ripetuta a Firenze, Bologna, Roma, Brescia, Treviso, Napoli, Bari e
Palermo, per avvicinare senza pregiudizi il mondo della media impresa italiana alla
rivoluzione copernicana della nuova grammatica contabile. ...In attesa che lo Iasb
porti all'approvazione della Commissione Ue un corpus di regole per le Pmi - non prima del
2007 - tutti gli interlocutori concordano nel dire che gli Ias/Ifrs sono innanzitutto una
sfida mentale e organizzativa che può consentire alle piccole e medie imprese di
migliorare i rapporti con i clienti, i fornitori stranieri, le banche (anticipando gli
effetti di Basilea 2) e può favorire i progetti di acquisizione o di vendita a
investitori esteri.
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